L’incontro è stato definito molto utile, in particolare per tracciare un confronto tra il Friuli Venezia Giulia e la vicina Slovenia. Nello specifico, i problemi venuti a galla sono molto simili, in primis quello relativo ai cinghiali. Nel corso della conferenza è stato smentito più volte come in territorio sloveno ci siano comportamenti più permissivi in merito al prelievo venatorio dell’ungulato, visto che nella nazione balcanica l’attività è limitata nelle ore notturne e viene consentita solamente quando si ha a che fare con determinate criticità. È stato poi lanciato un allarme che non deve essere assolutamente sottovalutato: sia in Friuli che in Slovenia bisogna fare i conti con il calo del numero di cacciatori e l’aumento inevitabile dell’età media di chi provvede all’equilibrio faunistico.
Come sottolineato da Ebner, si crede erroneamente che la caccia sia fine a sé stessa e finalizzata soltanto al gusto di uccidere gli animali, ma il ruolo dei cacciatori è completamente diverso ed è utile alla natura, in quanto si sta parlando di uno strumento funzionale allo sviluppo sostenibile. Tra l’altro, Raimondi ha rimarcato come le regole siano diverse da regione a regione, di conseguenza il contesto cambia in continuazione e anche le esigenze di tutti i protagonisti.
L’intervento frequente della legislazione dell’Unione Europea è molto particolare, dato che le istituzioni comunitarie non avrebbero in realtà alcuna competenza diretta in materia. Panontin ha invitato tutti a maggiore intelligenza e soprattutto buon senso. L’assessore ha ricordato quanto avvenuto la scorsa estate, quando è stato adottato il piano faunistico venatorio dopo una attesa di oltre due decenni: questo stesso piano è stato impugnato due volte di fronte al Tribunale Amministrativo Regionale, una complicazione burocratica che potrebbe ora far sorgere qualche problema non previsto.