Esistono delle aree della Sardegna che sono definite “zone bianche”, vale a dire quelle in cui l’infezione della peste suina non è arrivata: i cacciatori sono stati obbligati a censirsi e comunicare i propri dati per l’individuazione. Inoltre, hanno il compito di inviare alla Asl di riferimento i prelievi di un campione di diaframma su tutti i cinghiali abbattuti. Nelle aree infette, al contrario, è in vigore il divieto di caccia al cinghiale.
I cacciatori che hanno fatto richiesta entro lo scorso 15 luglio, comunque, sono autorizzati a svolgere l’attività venatoria con un referente che garantisce il rispetto delle condizioni sanitarie e gestionali. In caso di carni positive al primo test sierologico è necessario distruggere tutto per disattivare il virus sotto il controllo del veterinario ufficiale.