E annuncia: “Confermata l’inefficacia del metodo della girata per il contenimento della specie cinghiale all’interno degli istituti pubblici, questo Comitato sospende l’attività di contenimento. Motivazione dettata anche dalla mole di lavoro necessario per organizzare gli interventi che non trova conforto negli scarsi risultati ottenuti”. La convinzione del Comitato di Gestione è infatti che il metodo di caccia in girata per scovare e sospingere i cinghiali verso le poste (usato in genere in aree circoscritte) sia “inadeguato e inefficace”. Il più utilizzato metodo della braccata, con i cinghiali forzati alle poste da una muta di cani, è oggetto di una sospensione del Tar anche se, per il Comitato, “per le caratteristiche di alcuni territori rappresenta l’unica tecnica in grado di portare risultati definitivi e in tempi rapidi, soprattutto nelle zone boscate e di rifugio (macchie e spinai) dove il tiro selettivo, la girata o la cattura, mostrano tutti i loro limiti di efficacia ed efficienza”.
Secondo il Comitato, “l’utilizzo di un solo ‘ausiliario’ con certificato di cane limiere e relativo conduttore abilitato, oltre ad essere potenzialmente pericoloso, istiga all’irregolarità operativa. E’ noto che per stanare un gruppo di cinghiali rintanati in una macchia, un solo ‘ausiliare’ non è sufficiente e spesso per ottenere risultati vengono liberati a supporto altri ausiliari. Comportamento, seppur meritevole, irregolare e soggetto a sanzioni. E’ palese dedurre che per ottenere risultati congrui in linea con le aspettative del legislatore, si venga ‘indotti’ a compiere irregolarità. Atteggiamento che non vogliamo adottare in quanto contrario al nostro modo di operare che, ed è giusto rimarcare, si basa sul principio del ‘volontariato’.
Su questo principio si basa la nostra operatività. Infatti nella fase organizzativa, vengono utilizzate tutte le forme e le regole previste per tali interventi, utilizzando personale ‘selezionato’ e titolare di articolo 37, per ottenere il massimo risultato al fine di perseguire l’obiettivo di ridurre la presenza della specie all’interno della Zrc, vocata come noto, alla riproduzione e salvaguardia della piccola selvaggina stanziale. Ci duole sottolineare come ancora oggi il cacciatore non riesca a trovare la dovuta considerazione per il ruolo determinante che sta svolgendo sul e per il territorio. Ci duole sottolineare come le associazioni venatorie, seppur prodighe di iniziative, non riescano a far valere il ruolo del cacciatore, che viene sminuito dal fatto che la nostra passione sia male interpretata e che alla luce dei fatti è tutt’altro che un divertimento ma va considerata una vera e propria attività a difesa del territorio” (Il Cuoio in diretta).