Il meraviglioso e suggestivo continente africano fa da sfondo alla storia di Lorenzo, che si avventura a Cape Town e vive il brivido della caccia al bufalo nero.
Lo chiamano in molte maniere diverse, ma io preferisco chiamarlo semplicemente bufalo africano, perché è nome che regala a quell’elegante bufalo dal caratteristico colore nero, tutta l’imponenza e la fierezza di cui merita.
Avevo in testa da molto, moltissimo tempo di organizzare un viaggio a Cape Town con un caro amico d’infanzia, amante come me della caccia, e due anni fa si è verificata l’occasione giusta. Ho avuto qualche entrata extra, e ho deciso di farmi un regalo, prenotando 5 giorni di caccia presso una meravigliosa riserva del Sud Africa.
Non ve la sto nemmeno a dire l’impazienza che mi ha preso dal secondo successivo alla prenotazione. Per ammazzare l’attesa della fatidica settimana ho pensato di informarmi alla perfezione sul bufalo africano, sulle sue abitudini, sul suo habitat. D’altronde cervi e cinghiali li conosco bene, ma di bufali non ne avevo mai visti prima.
Ho scoperto che si tratta di una specie che vive esclusivamente nell’Africa subsahariana, e che predilige vivere nelle savane assolate e desolate. Guardando le foto che lo ritraggono in milioni di pose diverse (su internet si può trovare letteralmente di tutto), mi sono fatto un’idea vaga del bestione che di lì a poco mi sarei trovato davanti: una creatura possente e tozza, che può raggiungere anche il metro e ottanta di altezza al garrese e un peso che in rari casi raggiunge la tonnellata. Insomma un macigno nero e arrabbiato. Da brivido.
Per difendersi usa lo scudo cefalico, per intenderci quelle favolose corna di cui la natura lo ha dotato, più pesanti nel maschio che nella femmina, e per quanto non ci si creda, si tratta di un mammifero erbivoro. Gli esemplari femmine vivono in branchi numerosi, mentre i maschi sono più solitari e vivono a lungo isolati. Tornano in branco solo durante il periodo dell’accoppiamento.
Il suo carattere è descritto tanto aggressivo che in più di un caso ha saputo fronteggiare anche gli attacchi dei leoni e non sono stati in pochi i cacciatori, pure esperti, che hanno perso la vita tentando di dar la caccia a questa bestia mastodontica. Eccitante penso io, ma dato che non sono uno sprovveduto mi sono informato su ogni rischio e pericolo, condividendolo con Oscar, il mio compagno di avventura, esperto nella caccia di grossa selvaggina che ha accettato la sfida.
Questo senso di pericolo non ci ha abbandonato nemmeno una volta che si è raggiunta la riserva di caccia di Cape Town. Tutto era quasi come me lo immaginavo, solo mille volte più suggestivo. In Africa i rumori sono più forti, i profumi più intensi, le emozioni che ho vissuto tutte più profonde e la notte i cacciatori si riunivano intorno a fuochi di piccole dimensioni e i veterani raccontavano le proprie esperienze davanti ad un buon bicchiere di vino. Abbiamo stretto delle belle amicizie durante quelle giornate. Dai racconti veniva fuori sempre la stessa storia: che il bufalo è il mammifero più potente e pericoloso di tutto il continente africano, e che il leone gli fa un baffo. E’ tanto pericoloso perché la sua apparenza di tranquillo erbivoro può ingannare. Sono imprevedibili e davvero da temere se messi alle strette.
Assurdo pensare che un racconto di questo genere, ecciti e stimoli i cacciatori a cinque stelle; ho sempre pensato che la nostra categoria non abbia tutte le rotelle a posto.
Quella notte ho dormito come un sasso a differenza di Oscar che è rimasto a fantasticare per ore con il risultato di essere un fantasma la mattina successiva. Beato caffè, ci ha risvegliato entrambi, punzecchiati da quell’eccitazione generale che regnava.
Siamo saliti su alcuni fuoristrada e ci siamo recati verso campi di canne, tutti erba alta e folta vegetazione. Luoghi solitari, dimenticati da Dio, nel quale il bufalo pare trovarsi benissimo.
Divisi in gruppi ci siamo persi nella vegetazione alta, capeggiati dalla guida esperta, un omone del luogo che sapeva esattamente quel che faceva e teneva d’occhio la situazione. Più di una volta ho avuto la sensazione di essere a pochi passi da un bufalo, ma buona parte della mattina si è svolta senza nulla di fatto.
D’un tratto la guida ci apre la strada attraverso una boscaglia di lowveld, tutta vegetazione morbida, sussurrandoci di aver individuato un bell’esemplare maschio separatosi dal gruppo. Dunque le mie sensazioni di tutta la mattina erano giustificate…
Oltre al dintorno è fondamentale saper leggere le tracce per andar a caccia di bufali, e la nostra guida si è dimostrata davvero eccezionale in più di un’occasione. Ho imparato molto dalla sua compagnia, e posso confermare che di maestri così, della vecchia scuola, ce ne sono davvero pochi.
Più o meno silenziosamente siamo riusciti a sbucare presso un piccolo torrente, la guida ci ha consigliato di risalirlo con cautela: le impronte non mentono e ci stavano raccontando che il bufalo si trovava lì, da qualche parte davanti a noi.
La nostra visibilità era notevolmente ridotta a causa della presenza delle canne alte, e la vicinanza di quell’avversario potenzialmente mortale mi ha messo in corpo un’indimenticabile adrenalina.
La guida in pochi minuti ha elaborato un piano piuttosto semplice: lui si sarebbe posizionato su di una piccola altura lì a fianco per tenere d’occhio il movimento delle canne, tutte a portata di tiro, noi ci saremmo immersi nel canneto.
E così ha fatto, e dall’alto con il suo bastone ci indicava la posizione del bufalo. Avevo la sensazione d’essere un piccolo e morbido agnellino che andava a trovare il lupo nella sua tana. Ad un certo punto la guida, che vedevamo benissimo, ha iniziato ad agitare il suo bastone e a poca distanza ho percepito lo scalpitio di zoccoli che venivano verso la mia direzione.
Sapevo perfettamente che quello era il momento decisivo e perdere la calma sarebbe stato un errore fatale. Dopo pochi secondi iniziai ad intravedere quell’animale sorprendente, che sì aveva percepito la mia presenza ma non sapeva con precisione dove mi trovassi. Lo capivo dalla sua andatura poco rettilinea.
Ho mirato con precisione alla nuca e sparato senza incertezze, che poi sono quelle che rovinano la caccia. Quell’esemplare maestoso di bufalo è caduto a terra immediatamente e io ho tirato un sospiro di sollievo. Avvicinandomi all’animale ne ho a lungo ammirato l’eleganza e la fierezza. Sono mammiferi che meritano tutto il rispetto del cacciatore, e la caccia al bufalo è una di quelle che ti fa crescere.