Dai, picchia e mena… come dicono gli amici toscani significando l’accanirsi in un qualcosa che si deve concretizzare, ed ecco materializzarsi la giornata a caccia dove il kipplauf SKL 20 della Sabatti e l’ottica Sight Mark saranno messi alla prova. L’attrezzatura ha già dato ottimi risultati nei vari poligoni che abbiamo frequentato sondando le capacità del binomio arma e ottica con due cartucce originali, le RWS con palla KS da 8,2 g (127 gr) e con palla DK da 9,1 g (140 gr) più un certo numero di ricariche appositamente allestite dall’amico Carlo. Il giorno fissato è giovedì 14 ottobre così, prendendo spunto da un invito al poligono di Moiola (CN) per il martedì 12 con tutt’altra finalità, decidiamo di portare ancora una volta con noi il Sabatti: gli ultimi colpi erano stati i tre dell’eccellente rosata realizzata da Carlo (55 mm a 300) a Pian Neirèt (TO) ottenuti con la regolazione della torretta graduata del Sight Mark rivelatasi, ancora una volta, totalmente affidabile.
Rammentavamo come Carlo avesse restituito i click riportando l’ottica alla taratura di partenza, ma intanto erano trascorsi tre mesi e il tarlo dell’incertezza non ci avrebbe lasciati tranquilli. Reperire le giuste cartucce oggi non è sempre così facile e nella scatola di RWS con le Doppel Kern da 9,1 g restano dodici pezzi: speriamo che tutto sia ancora a posto così da non sprecare quel che ci rimane mantenendo una giusta dotazione per la cacciata. E’ vero che dovrebbe bastare un solo colpo, magari un paio, ma il condizionale rimane d’obbligo.
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Poniamo il fucile Sabatti SKL-20 sugli appoggi, il correttore della parallasse è sui 100 m, gli ingrandimenti a 18x che, insieme al reticolo molto fine, forniscono un bell’aiuto per aggiustare la punteria. Croce al centro, respirazione, ricontrollo mentale e scatto (quanto piace questo sgancio diretto tarato a perfezione): foro perfettamente in asse con +5 cm, quello che era stato lasciato prima delle vacanze. Osservando la tabella riportata sulla confezione delle cartucce Carlo ragguaglia sulla caduta per un eventuale tiro a 200 m, assai improbabile sul terreno venatorio che avremo a disposizione, ma è bene essere preparati.
La caccia dall’altana
L’altana detta delle querce, vista la dovizia di tali alberi nella piana, ci accoglie: con il telemetro ricontrolliamo come d’abitudine le distanze, sia quelle maggiori che quelle minori nella scarpata a fianco della postazione. Roby si cura delle immagini e, attraverso l’obiettivo, non ci sono limitazioni: una interessante novità ha fatto recentemente la sua comparsa nella conduzione dell’azienda con l’immissione di trofei eccellenti per muflone, daino e cervo. Ne parleremo tra poco premettendo che per noi, ovviamente, questi capi siano da ammirare… Anche così è sempre uno spettacolo fantastico: in particolare un gruppetto di mufloni con diversi maschi, femmine, capretto e sottile sostano per parecchi minuti a poche diecine di metri, al pulito, riempiendo le lenti del binocolo e quelle della macchina da presa. Due daini prelevabili transitano al trotto e sempre defilati con la vegetazione: i cespugli con ramaglia d’una certa consistenza sconsigliano come un azzardo qualsiasi tiro. Trascorre così circa un’ora e mezza quando un branchetto di cinghiali taglia al pulito la spianata venendo verso di noi per guadagnare la forra ben guarnita di rovi. Azzardiamo un tiro alla corsa che finisce, come prevedibile, a lato del selvatico: sbagliato, ma almeno nessun ferimento.
Proseguono i movimenti e un colpo non molto distante dà al Dr. Filippo la soddisfazione di un bel verro, come verificheremo sul finale della mattinata. Intanto un secondo gruppetto di cinghiali attraversa il pendio a mezza costa, approfittando di un trottoio nei rovi che deve essere usuale per meglio defilarsi. Transitano la scrofa con giovani non più striati e alcuni rossi, poi un esemplare già di media consistenza chiude la fila a passo rallentato, quasi a tener sotto controllo la situazione: la distanza è di una quarantina di metri o poco più e lo seguiamo nell’ottica preventivamente regolata a soli 3,5x in modo da usufruire di una ampio campo visivo e una conseguente rapida presa in mira.
La postura del selvatico è quasi allineata con la nostra linea di puntamento e probabilmente la bestiola sente a fiuto la nostra presenza perché si arresta alzando il muso da un lato: quei tre secondi sufficienti per scattare puntando un po’ indietro nella schiena, sul fianco sinistro. Un subitaneo stupore ci coglie quando vediamo la preda che non cade all’istante, ma invece di salire in avanti, come avevano fatto gli altri esemplari, devia lentamente a destra compiendo pochi passi prima di crollare definitivamente.
Grazie a Piero, accompagnatore e poi operatore sulla spoglia, osserveremo come la pesante palla DK da 9,1 g (140 gr) sia entrata longitudinalmente nel fianco sx interessando reni, intestino, stomaco, fegato e polmoni. Non è stato repertato né il foro di uscita né il nucleo duro del proiettile che, quasi certamente e vista la traiettoria, s’è arrestato nella testa. Da un calcolo approssimativo consideriamo come l’energia scaricata sia stata intorno ai 220 kgm. Il peso del selvatico intero è risultato di 58,6 kg. Intanto si pone in evidenza l’ottimo servizio di trattamento delle carni con frollatura nel capiente locale refrigerato cui segue la trafila per giungere al prodotto pronto per la cucina, imbustato e, a richiesta, posto sotto vuoto. Davvero un vantaggio che ogni cacciatore sa bene quanto valga.
La Tenuta Bonicelli
Situata nei pressi di Ceresole d’Alba (CN) alle prime propaggini delle Langhe, facilmente raggiungibile dai principali centri di Piemonte, Lombardia e Liguria, la Tenuta Bonicelli è gestita magistralmente da Lorenzo Verra supportato da una compagine validissima e competente di personaggi amanti della caccia. Oltre alle possibilità di cacciare alla piuma con fagiani, starne, rosse, chuckar e talvolta germani reali, l’asse portante della riserva è rappresentato dalla caccia a palla: la recente disponibilità fra le specie di ungulati poco sopra citate di esemplari da trofeo attira gli appassionati del settore. Nella fattispecie, durante la nostra cacciata, un conoscente è riuscito nell’intento di assicurarsi una Medaglia d’Oro di muflone dal trofeo davvero imponente.
Come tutti i salmi finiscono in gloria, così una bella mattinata di caccia finisce al desco: e qui la Bonicelli ancora soddisfa i palati più esigenti con un cuoco di valore che non chiamiamo chef, denominazione che ci pare leziosa e inadatta al personaggio di elevata arte culinaria, tutta sostanza e senza fronzoli. Nei vini una scelta ampia fra etichette classiche evidenzia la presenza dei nobili rossi come Barolo e Barbaresco oppure le bollicine venete oggi così apprezzate.
E’ quindi possibile fermarsi a pranzo o a cena previo appuntamento telefonico (Sig. Lorenzo Verra 328 962 3945) e sono naturalmente ben accetti anche coloro che non cacciano, ma apprezzano una cucina di tale levatura: le carni sono fornite dai capi cacciati nell’azienda, quindi come si usa dire a km zero, impiegate sia in forma stagionata (salumi, prosciutti etc) che fresca, cotta in tanti modi succulenti. Un’opportunità da considerare ponendo sul piatto della bilancia la comodità nel raggiungere il sito, la professionalità, la gentilezza e la simpatica cordialità di tutti i personaggi della Bonicelli.