La disponibilità della Sabatti nel concedere in prova i suoi fucili è davvero esemplare e quella di Massimo Felicetta, l’agente di zona, nel favorire in ogni modo queste belle esperienze non è da meno. Eccoci nell’interessante circuito fra il poligono di Carrù e la AAFV La Benese di Benevagienna, località a pochissima distanza l’una dall’altra e situate nella provincia di Cuneo.
La preventiva visita al poligono era dovuta per ricontrollare la taratura di due Sabatti Saphire in .308 Win. a cui s’era variata l’alimentazione… sì in buona sostanza abbiamo utilizzato cartucce diverse da quelle per cui erano state messe a punto precedentemente. Abbiamo approfittato della circostanza e, dopo le prove sul bancone, ci siamo dedicati a un riesame di questo recente modello messo in campo dalla Casa gardonese.
Le caratteristiche salienti
La peculiarità della Saphira rispetto alle Rover ben conosciute è la canna intercambiabile per gruppi di calibri e il castello, sempre in blocco unico lavorato di fresa, ottenuto però da un estruso di Ergal 55. Classica la formula adottata con anello anteriore sotto a cui sporge il prisma di scarico delle forze e ponte chiuso posteriore, uniti da profili laterali a sezione tondeggiante: sui due elementi apicali vengono ricavati gli spezzoni di slitta tipo Picatinny, pronti per il montaggio delle basi di un’ottica e garantiti nella loro coassialità con l’intero castello e la canna. La finestra di espulsione risulta contenuta come la feritoia per la sistemazione del caricatore: si sottrae meno materiale incrementando la rigidità.
Nella parte posteriore si nota ancora lo scasso per alloggiare il manubrio e, nella curvatura dietro al ponte, l’inserimento di una pastiglia in acciaio dove il profilo del manubrio va a contrasto per assicurare l’estrazione primaria: si evita quindi il differenziale di durezza foriero di un’usura precoce del materiale più tenero. Nel fianco sinistro sporge la leva a bilanciere per lo svincolo dell’otturatore a fondo corsa: un sistema funzionale che non obbliga a toccare il grilletto per il fine da raggiungere. Sono presenti altre interessanti soluzioni per l’otturatore ottenuto da un cilindro in acciaio di ampio diametro su cui viene riportata la testina a tre alette ricavate entro la sezione principale: il montaggio flottante garantisce un corretto adattamento e quindi una perfetta aderenza delle superfici resistenti alle mortise ricavate entro la culatta della canna.
Quest’ultimo particolare è un pezzo aggiuntivo: l’interruzione della soluzione di continuità non è più un problema visti i sistemi di controllo per l’unione del pezzo specifico con la canna: al contrario il metodo consente, grazie anche alla lavorazione tramite microfusione, di variare i trattamenti termochimici, secondo le specifiche volute con elevati gradi di durezza superficiale insieme a tenacità della massa interna con la massima resistenza unita alla capacità di assorbire le forze senza la formazione di cristallizzazioni e conseguenti fratture. Qui il materiale e i trattamenti sono uguali per i due pezzi che determinano la chiusura, quindi testina ed estensione di culatta con le mortise. Per terminare l’esame della testa citiamo il ribasso dove alloggia il fondello cartuccia e sporge il nottolino elastico dell’espulsore, a fianco del foro di egresso del percussore. L’unghia dell’estrattore si presenta robusta e dotata di una base a prisma incassata ortogonalmente nell’aletta in alto a sx per chi osserva: una sferetta spinta da un molla crea il giusto contrasto impedendo scavallamenti del bossolo.
Alla già citata sostituzione della canna va di pari passo quella della testina: tre i gruppi di cartucce dove vediamo la serie del .243 Win., quella del .30-06 Sprg. e da ultimo il 7 Rem. Mag. e il .300 Win. Mag. L’innesto con una coulisse ortogonale assicura che il carico sia contrastato di punta quindi con la sicurezza massima garantita dalle sezioni in gioco.
L’inserimento del manubrio è affidato a un incastro: uno dei due fucili in esame presenta un braccetto piuttosto esteso, piegato in basso e con punto di presa riportato in sintetico cilindro conico, l’altro un profilo a spatola con apice arrotondato. Il primo forse più indicato per il tiro, l’altro per la caccia con minor sporgenza laterale e un occhio allo stile Mannlicher: entrambi molto comodi e funzionali. Il tappo apicale sagomato completa l’otturatore: il codolo sporgente funge da avviso di meccanica armata.
Canna e calciatura
Le canne dei due fucili sono lunghe 61 cm e montano un freno di bocca a fori radiali con minime differenze nel profilo: sono per contro identiche nella rigatura del tipo Sabatti – MRR® multiradiale con eliminazione degli spigoli fra pieni e vuoti sostituiti da una curvatura continua a due raggi: il passo è di 1:11”. Rispetto a una rigatura tradizionale la soluzione garantisce, a parità di fattori, maggior velocità alla palla con minor deformazione, incremento della precisione, riduzione di depositi parassitari, facilità di pulizia. Altro particolare la lavorazione separata della camera di cartuccia da cui si ottiene una maggiore perfezione e poi una centratura ottimale grazie ai macchinari oggi a disposizione. Un esemplare non monta mire metalliche, presenti nell’altro con una tacca a U e mirino a lama, regolabile, con visuale nero opaca, montato su zoccolo a rampa.
Analoghe le calciature quanto al materiale sintetico impiegato e all’impugnatura a pistola con ampia feritoia per la mano passante: è una soluzione molto vantaggiosa per il tiro mirato, ma con un poco di allenamento, diviene funzionale e di rapida presa anche nel tiro a braccio sciolto su bersagli in movimento. L’esemplare più rivolto al tiro presenta inoltre un appoggia guancia regolabile e una slitta tipo Picatinny sotto all’asta.
Conclusioni
Peccato che il cinghiale non si sia mostrato, ma le prove condotte in poligono per le tarature sono state ancora una volta di piena soddisfazione: questa Saphire sta occupando a pieno titolo un posto di rilievo nel panorama delle armi lunghe rigate disponibili sul nostro mercato.