Giornata insolita quella di sabato 19 gennaio perché dopo una cinquantina di giorni di cielo sereno e siccità ecco un panorama ben diverso con copertura totale e qualche moderato scroscio di pioggia. Tali fenomeni inducono a cambiare la cacciatora già pronta con un’altra un po’ meno calda, ma totalmente impermeabile. Ci si inoltra nella Val Borbera al confine fra Piemonte e Liguria in paesi dove il suffisso ligure contrasta con l’appartenenza alla provincia di Alessandria, ricordando tuttavia il dominio dei Doria di Genova su queste terre, prima che divenissero parte del Regno Sabaudo. Ci si innalza di quota e al raduno presso la casa di caccia una spruzzatina di neve rimarca come si sia da un mese nell’inverno: l’adunata di una quarantina di cacciatori di cinghiale ha sempre una nota particolare con la registrazione dei partecipanti presso il Capocaccia, la sapida colazione a base di salame e formaggio, il formarsi di crocchi di amici pronti a scambiarsi le ultime notizie e le previsioni per la giornata.
Spicca la presenza di una giovane fanciulla che scopriremo appassionata non solo della caccia cacciata, ma parimenti di quella narrata. Il nostro gruppetto sotto l’egida di Caccia Passione si coagula rapidamente intorno ai promotori dell’incontro con Massimo Felicetta, agente di zona della Sabatti, e i Signori Giuseppe Alberti e Alessandro Marogna della Konus di Verona. Le dieci carabine Saphire della firma gardonese sono già assegnate: su alcune svettano le ottiche Pro 30 dell’azienda suddetta con i valori 3-12×56, adatte anche a tiri di un certo impegno, su altre gli specifici Pro 30 1-6×24 con reticolo formato da un cerchietto esterno e un pallino centrale.
Questa è certamente l’ottica più confacente alle poste con visuale più ristretta e dispone del punto luminoso graduabile su varie intensità e colore a scelta fra rosso e blu. A gruppi ci si dispone sulle berline di rappresentanza… per venir accompagnati alle poste dislocate fra una quota di 700 e 1500 m slm circa. I fuoristrada cassonati qui la fan da padroni mentre a noi viene riservato il comodo posto accanto al Sig. Mario Grasso, il Capocaccia, su un Polar cabinato che supera ogni genere di impedimento.
Quattro parole per capire il territorio: già il transito nei paesi di valle ha mostrato case sbarrate e cartelli “vendesi” in triste abbondanza e il risvolto viene illustrato dal nostro pilota mostrando le conseguenze dello spopolamento avvenuto negli ultimi cinquant’anni e le sue conseguenze sulla natura circostante. Un tempo tutti i boschi erano curati perché la castagna era la prima e la più importante risorsa del luogo affiancata dal carbone di legna: un destino comune a tante altre zone delle Prealpi e di tutta la catena appenninica. Oggi l’intrico di rami, piante cadute e marcescenti rende difficoltoso ogni utilizzo, i tratturi vengono curati per quanto possibile da volenterosi fra cui spiccano proprio gli ultimi e attuali utilizzatori: i cacciatori. Non bastando quel poco di nevischio ci si mette anche la nebbia: contrariamente alle previsioni più si sale e peggio sarà, mantenendosi per il periodo completo della nostra cacciata.
Arriviamo alla posta e scendiamo una ripida costa della montagna disponendoci secondo le istruzioni: troviamo un punto fra delle macchie di ginepro che consente la visuale sul fianco destro e di fronte, verso l’alto. Per prima cosa troviamo un punto di appoggio del fucile: i rami dell’odorosa aghifoglia sono ideali per la bisogna e sotto sistemiamo lo zaino coperto dal fodero dell’arma. Continua a nevischiare e la temperatura poco sotto zero mantiene i cristalli attaccati ai rami e a terra. Arriva il momento di caricare e poniamo una cartuccia in canna e due nel caricatore estraibile: tutto si svolge con linearità e chiudiamo l’otturatore sempre ponendo attenzione a indirizzare la canna verso la terra poco distante da noi e terminiamo l’operazione inserendo la sicura a levetta, posta appena dietro al braccio dell’otturatore. Dedicandoci poi all’ottica Konus apriamo i due coperchietti para lenti a scatto, a casa avevamo già curato la messa a fuoco del reticolo, poi con uno sguardo d’insieme ed eseguendo qualche prova di puntamento definiamo come 1,5x sia il valore d’ingrandimento ottimale per la zona e per il nostro occhio: si avrà così un ampio campo visivo da cui far derivare una pronta inquadratura del soggetto e maggior tempo per seguirlo perfezionando la punteria. Sempre che l’irsuto setolone passi a tiro e attraversi quei pochissimi tratti dove potremmo metterlo nell’ottica.
La calciatura della Saphire affidataci è del tipo a mano passante che ad alcuni crea un po’ di difficoltà, ma a noi piace moltissimo: ci siamo trovati subito bene come prontezza nell’afferrare il fucile e soprattutto ci viene benissimo la postura ben rilevata della guancia, con occhio in asse con l’ottica, e quella della mano ben ferma e quasi ortogonale con il grilletto su cui il dito agisce senza indebite tensioni. Il sintetico impiegato ha una setosità superficiale che coniuga piacevolezza estetica, comfort al tatto non trasmettendo sensazione di freddo, funzionalità nel trattenere la guancia che non scivola dal punto di appoggio prescelto. La cameratura vede in opera l’ottima 7×64, la regina delle 7 mm europee per cui abbiamo predisposto le cariche originali Brenneke con palla Teilmantel da 9,7 g (145 gr): insomma una micidiale ricetta per il re della macchia, dotata di un fenomenale potere d’arresto. Trascorrono le ore, si sente anche vicino qualche sparo, ma non avvistiamo nulla in movimento: la nebbia persiste e sovente chiude i già ristretti spazi di visibilità per un eventuale tiro.
Verso la fine della cacciata un bravo segugio della muta si pone a una ventina di metri da noi e ci abbaia ripetutamente: aveva capito che eravamo elementi insoliti del suo ambito venatorio.Riguadagnato lo stradello veniamo informati dal Capocaccia che c’è stato il ferimento di un cinghiale poco sopra di noi e il selvatico è transitato là dove la nebbia ci ha infastidito e dove probabilmente non avevamo l’occhio bei pochi secondi di passaggio: dovevamo anche tener sotto controllo un accesso posto a angolarmente. Si ridiscende alla casa di caccia dove altri componenti del gruppo mostrano un buon bottino con due soggetti in evidenza, prossimi al quintale.
Si riparte con destinazione al ristorante albergo Morando di Mongiardino (0143 98118) dove il 1° Premio Letterario indetto da Caccia Passione, insieme agli sponsor Sabatti, Konus, Fiocchi e Alta Val Borbera, verrà assegnato proprio alla gentile cacciatrice notata a inizio giornata, Elisa Perrone.