Il Tribunale Amministrativo Regionale si è espresso sul caso di un cacciatore a cui era stata revocata la licenza in seguito alla denuncia per un tentato furto. I fatti sono piuttosto semplici da ricostruire: l’uomo venne sorpreso in un supermercato mentre cercava di rubare sette confezioni di carne e altre tre di burro. Il valore della merce non era stato molto elevato, poco più di 55 euro, ma la condanna penale non era stata “tenera”, visto che oltre all’ammenda c’era stata la revoca del porto d’armi ad uso venatorio.
La decisione era stata presa dalla Questura di Trento e l’uomo ha presentato ricorso. Fondamentale è stata anche la considerazione che l’uomo ha nella comunità, visto che è considerato una persona dalla vita familiare e lavorativa senza problemi, inoltre nella difesa è stata evidenziata la distrazione nel pagare la merce, ben diversa dal furto.
I giudici amministrativi hanno ricordato come il rilascio della licenza non possa essere associato all’eventuale abuso da parte del titolare, di conseguenza il soggetto deve essere al di sopra di ogni sospetto. Non tutti gli episodi che hanno una rilevanza dal punto di vista penale, poi, possono avere senso quando si giudica sull’abuso delle armi.