Fucili da Caccia: Da quando pochi anni fa la Rizzini ha inserito nell’ampio panorama di sovrapposti anche la doppietta non poteva mancare la versione a canne rigate, quella che davvero ha il diritto storico di chiamarsi express.
di Emanuele Tabasso
Il lessico ha un suo specifico valore e serve a dar connotazione a un prodotto o a un particolare: nel settore armiero molti termini provengono dall’inglese o dal tedesco dove inventori e costruttori hanno dato loro le origini e poi qui da noi vengono tradotti o ripresi di sana pianta se la loro fonetica si presta a una facile pronuncia e a un suono gradito. Express è parola magica che richiama savane africane o insidiosi percorsi indiani a dorso di elefante. Sembra sia stato Purdey a denominare così uno dei suoi primi due canne rigati, tecnicamente double barrel rifle, apparsi nella seconda metà dell’Ottocento per cacciare gli animali pericolosi, ed express era termine mutuato dagli Express train, quei treni veloci dell’epoca, imperiosi emblemi di potenza e insostituibili mezzi per i lunghi spostamenti via terra quando auto e autostrade erano ancora di là da venire.
La bellezza di questi fucili derivava dalla classe somma delle doppiette a canna liscia, da un’ingegneria e da menti di altissimo livello, dalla raffinatezza esecutiva spinta al massimo grado. Intanto nei paesi di lingua tedesca erano già in uso i Bockdoppelstutzen, la stessa soluzione montata però su un due canne sovrapposte. Differivano le finalità: da un lato l’incontro ravvicinato con selvatici fieri e pericolosi, dall’altro il faticoso avvicinamento a selvatici elusivi, ma il tutto su terreni montani, difficili e insidiosi. Sullo stile c’è poco da dire anche per chi, come noi, è amante delle armi mitteleuropee: forse il parallelo fra champagne e birra può sembrare ingeneroso, ma rende una prima idea. Poi un Bockdoppelstutzen di Merkel o di Sodia ha tali e tante raffinatezze da muovere i precordi e torna sempre utile il detto di non far di tutta l’erba un fascio. Una cosa ci pare incontrovertibile: la superiorità tecnica al tiro delle due canne sovrapposte deve cedere il passo alla classe delle due affiancate. Solletichiamo un poco questo presupposto tecnico mentre ci rigiriamo fra le mani una delle ultime realizzazioni della Rizzini®, la doppietta rigata BR 550 messa a disposizione dal Signor Battista che ne è il papà.
Perché creare il due canne parallele quando già l’azienda aveva fior di sovrapposti rigati? Per lo stesso motivo grazie a cui si va a un incontro importante con un abito scuro e non con uno spezzato se non si desidera passare da improvvisati o da originali a tutti i costi: Franck Sinatra poteva arrivare in maglioncino a una festa dov’era richiesto lo smoking, tanto tutti sapevano che ne aveva una trentina nell’armadio, così come oggi un altro maglioncino, scaramantico e apotropaico, ha rubato la scena agli abiti classici sulla ribalta automobilistica. Ma questa è un’altra storia. Anche la caccia ha le sue regole, alcune codificate e scritte, altre impresse nell’animo e sovente queste ultime valgono più delle prime; caliamoci in una realtà viva e vivace come la caccia al cinghiale e scopriremo quanto siano diverse le situazioni in cui ci si può trovare. La braccata in montagna o in certe zone della Maremma è aperta a molte soluzioni, la gente che le frequenta ha, in quei frangenti, uno spirito che richiama caccie ataviche dove il raggiungimento del fine fa premio su tutto, o quasi. Ben vengano allora abbigliamenti rudi e tecnici così come nei fucili i semiautomatici rigati o lisci, le carabine con i lesti movimenti in linea e quanto possa consentire fuoco rapido e preciso con calibri determinanti. Altra cosa ritrovarsi invitati o primi attori in una riserva dove l’incontro fra le persone riveste un’importanza tutt’altro che secondaria, e tutto quel che il cacciatore ha con sé deve possedere quel fascino proprio delle cose non soltanto funzionali, ma ugualmente di classe. Già le due canne rigate possiedono tale prerogativa, maggiorata se sono parallele: il cinghiale non si accorgerà della differenza, ma voi stessi per primi dovrete percepirla, non per effimero esibizionismo, ma per intima soddisfazione e compiutezza di azione.
Che cosa si richiede all’express? Facilità di imbracciatura, messa in mira e bilanciatura così da attuare un tiro alla corsa come se si avesse fra le mani una doppietta per un drive a fagiani, equilibrio statico e dinamico con scatti netti e di medio peso per conseguire il risultato anche sul secondo colpo, senza che il primo ci abbia messo completamente fuori mira, una massa proporzionata perché non sia troppo greve reggerla sulle braccia e nemmeno troppo leggera per assorbire il rinculo di una buona cartuccia. Vediamo allora la bascula della misura ridotta, compatta, del tipo integrale e con dorso chiuso, seni molto in risalto, rinforzi laterali spessi e ben modellati per garantire resistenza nel punto critico dove potrebbe originarsi una frattura, due tenoni con doppia Purdey inferiore più una terza Purdey del 2° tipo che coadiuva quella principale e funge anche da registro all’estrattore. Chiave superiore in sol pezzo con il proprio perno, aderente alla codetta superiore al cui apice è inserito il tasto della sicura. Gli scatti su batterie corte garantiscono celerità di intervento e lo sgancio è demandato a un monogrillo: la scelta muove all’anatema e a una conseguente guerra di religione, ma subito la razionalità e la bonomia del Signor Battista rimettono le cose in pari. Il costruttore ci spiega come molti freschi clienti di queste armi non abbiano ancora la giusta manualità nel gestire lo scatto a due grilletti e il rinculo può generare la partenza dei due colpi quasi in simultanea.
Dagli States abbiamo importato parecchie cose, fra queste l’insano concetto che se ci si fa male è sempre colpa di un altro, mai della nostra dabbenaggine o incompetenza. Ergo meglio lasciar da parte quella bella prerogativa di due fucili separati montati su un calcio unico, così da poter far comunque fuoco almeno con una canna, e approdare all’idea di un banale, pratico monogrillo che certo non darà grane al cacciatore meno esperto e nemmeno al fabbricante. Le canne lunghe 60 cm sono unite con il sistema del monoblocco di culatta che, con i sistemi di saldatura attuali, garantisce buon risultato a costi sostenibili: la mezza bindella superiore presenta un elegante raccordo a lancia e fresature per il montaggio di un’ottica. Le mire aperte vedono la tacca regolabile in deriva, dotata di due riferimenti in plastica rossa ai fianchi della U centrale, e il mirino, sempre in plastica traslucida rossa, fissato a uno zoccolo e regolabile in elevazione. Fra i due vivi di volata è inserita una brugola per eventuali aggiustaggi della convergenza su una data munizione. Le distanze di ingaggio della bestia nera sono solitamente limitate ed ecco che la maggior precisione delle due canne rigate sovrapposte, vere sulle ampie metrature, non sono qui determinanti. Il legno di noce venato presenta il calcio con appoggia guancia arrotondato su linee diritte molto classiche; pregevole il disegno della testa e le specchiature laterali con raccordi accurati così come tutta l’incassatura realizzata con legno leggermente a crescere. Concessioni alla modernità: calciolo in legno riportato e asta a coda di castoro.
Il calibro camerato nell’esemplare in visione è il 7x65R: scelta eccellente perché il 7 mm di Brenneke, nato agli inizi del Novecento, rappresenta tuttora una delle migliori cartucce in assoluto. Il collarino consente l’estrattore con la sola bisellatura, senza unghiette a molla sempre delicate, e le pressioni sono studiate proprio per i basculanti, quindi meno aggressive delle consorelle da carabina. La sezione maestra della palla è già una bella garanzia di successo che si unisce alla densità sezionale garantita appunto da tale fattore e dal peso dei proiettili che possono raggiungere i 177 grani. Una vasta scelta è garantita dai maggiori fabbricanti e tuttora le palle di Brenneke, ad esempio le TIG e le TUG, consentono di affrontare cinghiali anche di peso assai elevato e di vitalità eccezionale. Vale poi sempre la regola di piazzare il colpo là dove si deve, ma un po’ di margine questa cartuccia lo concede favorevolmente.
Un fucile quindi che riprende concetti tuttora insuperati per l’uso specifico cui è destinato, abbinato a una cartuccia sempre ai vertici della propria categoria per concedere soddisfazioni impareggiabili a chi sappia scegliere con oculatezza i proprio mezzi di caccia.