Si è scelto di affidarsi ai chiusini, i recinti che si chiudono quando il selvatico viene attirato all’interno. Oltre alla cattura, l’azienda agricola si impegna ad acquistare gli esemplari fino al numero massimo di capi assegnati da questo parco. In base a come andranno le catture, poi, si decideranno altre azioni. Salucci ha voluto dare in questo modo un contributo concreto, senza petizioni e disquisizioni che non aiutano a risolvere il problema.
Il controllo tramite la caccia di selezione e gli abbattimenti tramite appostamenti fissi (le altane) e con le girate programmate non sembra funzionare a causa delle abitudini dei cinghiali stessi. Sui chiusini c’è invece molta aspettiva e la carne ottenuta dalla macellazione degli ungulati potrà essere messa in commercio dagli stessi agricoltori, una filiera alimentare potenzialmente sana e redditizia.