Aumentano i focolai dell’influenza aviaria da virus HPAI, sottotipo H5. Infezioni sono state trovate in uccelli selvatici e domestici in Germania, Olanda, Danimarca, Svezia, Belgio, Francia, Croazia e da ultimo anche in Corsica. E anche in anatidi selvatici cacciati durante l’attività venatoria in Italia, in particolare nel Veneto. Il Ministero della Salute evidenza un chiaro aumento del rischio di introduzione dell’infezione nella popolazione avicola domestica e la necessità di mettere in atto efficaci misure per una sua drastica riduzione.
La Regione Umbria ha quindi scritto alle associazioni venatorie. Evidenziando “l’opportunità che i cacciatori nell’espletamento dell’attività venatoria, adottino ogni possibile misura di protezione individuale e comportamenti responsabili al fine di evitare il possibile contatto con i virus influenzali”. “Considerato l’alto rischio di veicolare virus potenzialmente pericolosi tornando da una battuta di caccia presso la propria abitazione – si legge ancora nella nota – è di fondamentale importanza che sia adottata ogni misura di biosicurezza (cambio vestiario e calzature e accurata igiene personale) al termine dell’attività venatoria, per ridurre al massimo ogni rischio di trasmissione dell’infezione al pollame o a uccelli tenuti in cattività, eventualmente allevati in ambito domestico”.
La Regione chiede inoltre la massima collaborazione mediante la segnalazione alle autorità sanitarie competenti “di qualsiasi evento che possa indurre un sospetto di influenza aviaria ed in particolare il rilevamento di uccelli ammalati o trovati morti, con particolare riferimento agli uccelli acquatici e ai rapaci” (Tuttoggi).