Nessuno standard potrà mai insegnarti a capire un Ridgeback. Questa frase dell’esperto Stig Carlson spiega bene quello che attende un cacciatore quando si confronta e addestra un Rhodesian Ridgeback. Si tratta dell’unica razza indigena del Sud Africa riconosciuta. I suoi antenati provengono dalla Colonia del Capo del Sud Africa, dove furono incrociati con i cani dei primi pionieri. Cacciando generalmente in gruppo di due o tre, la funzione ancestrale del cane crestato della Rhodesia o Cane Leone, era di seguire il selvatico, specialmente il leone.
Le Origini del Rhodesian
Le origini della razza non sono certe, molte sono legate a leggende. La caratteristica principale del segugio è quella di avere una cresta al centro del corpo, secondo alcuni in realtà è il graffio di un leone.
Molto probabilmente la loro origine risale ai cani crestati al seguito di una popolazione medio orientale, i Khoikhoi od Ottentotti. Dopo secoli di migrazioni, nel 1500 raggiunsero le coste dell’Africa australe, nella zona del Capo.
I cani rappresentavano per la popolazione un aiuto fondamentale nella vita di tutti i giorni. Perfetti come guardiani per i piccoli villaggi, erano abili nella caccia alle grandi prede come il leone.
Nel 1600 i territori del Capo vennero colonizzati dai primi Boeri che giunsero nel territorio con i Pointer, i Greyhound e Bulldog. Questi destinati alla caccia erano abili come i cani locali, ma non adatti al clima dell’Africa. Quindi per avere segugi abili, ma resistenti ci fu l’incrocio tra Boeri e Rhodesian.
L’evoluzione come una razza vera e propria avvenne solo nell’800 quando i cacciatori giunti sul territorio, iniziarono ad apprezzarne le caratteristiche. Per effettuare una selezione più mirata, vennero trasferiti nella zona della Zambia e Zimbabwe ricchi di prede.
La decisione di spostarli nel nuovo territorio fu dipesa dal religioso Helm, direttore della missione di Hope Fountain. Le sue spedizioni in Africa erano frequentate da cacciatori di elefanti e leoni. Tra questi c’era Cornelius van Rooyen, che decise di farli incrociare con le sue razze.
Con il passare degli anni, le caratteristiche del cane divennero più eleganti, il mantello era lucido, la cresta aveva forme sinuose e soprattutto conservò le sue abilità di guardiano.
Grazie a Francis R. Barnes nel 1922 a Bulawayo nella Rhodesia del Sud, fu redatto il primo Standard ufficiale. Solo nel 1926 il South African Kennel Union ha riconosciuto ufficialmente la razza dandogli il nome definitivo: Rhodesian, lo stato in cui era nata, e ridge=cresta, back=dorso, la caratteristica principale.
Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, si diffuse in tutta l’Africa centrale. Alla fine del conflitto, molti soldati decisero di portare un esemplare in patria. Questo assicurò la sua presenza in Europa e negli Stati Uniti. In Italia, invece la sua diffusione risale solo a pochi anni fa.
Caratteristiche fisiche
Il Rhodesian è un cane estremamente elegante. Anche se sono animali dalla grande mole, hanno un corpo lineare e ben proporzionato, che nel corso dei secoli si è adattato alla natura che li circonda.
Nonostante la corporatura importante, non ha un’andatura pesante, ma è stranamente veloce, instancabile e si adatta bene sia il caldo che il freddo.
La testa larga termina con una dentatura forte con denti aguzzi, in grado di produrre un morso potente.
Il tronco, muscoloso e solido, è caratterizzato da lunghe e possenti zampe, in grado di resistere a corse e galoppate anche sui terreni più difficili.
Il mantello, corto e lucido, va dal beige chiaro al fulvo intenso, si caratterizza per la cresta sul dorso. Questa inizia dalle spalle da cui partono due corone di peli orientati nel senso opposto rispetto a quelli del mantello.
Carattere
Il temperamento del Rhodesian rispecchia il suo luogo d’origine. Se entriamo in contatto con lui in un terreno neutro, solitamente ignora le persone che non conosce. Il suo carattere è molto pratico, non ama i fronzoli e soprattutto il proprietario deve essere consapevole che non avrà mai la sua sottomissione. Questo non vuol dire che non lo rispetterà, semplicemente avrà da lui dedizione e collaborazione.
Allevarlo e gestirlo non è semplice, bisogna essere in grado di affrontare un carattere autonomo, duro e poco propenso all’affetto.
Per ottenere il rispetto e l’ubbidienza è bene abituarlo ai bambini, agli altri cani e alle persone estranee. Per conquistare la sua fiducia è bene porre i comandi senza mai ricorrere alla violenza, ma con decisione ricorrendo anche a delle ricompense.
Il Rhodesian è una razza dinamica, che non riesce a vivere da solo. Se annoiato, diventerebbe difficile da gestire e frustato.
Il segugio non è solo un cane da caccia, quindi ha diverse caratteristiche, soprattutto come guardiano, grazie anche all’aspetto fisico imponente che può incutere timore.
Per quanto riguarda l’attività venatoria, il Rhodesian grazie alle sue origini africane è in grado di affrontare agilmente animali pericolosi come leoni, antilopi, babbuini, soggetti che difficilmente possono essere affrontati in modo diretto. Il segugio con le sue abilità ha imparato ad affrontarli e fermarli. A volte si lancia a fermare “il nemico” anche con il solo petto, in attesa che sopraggiunga sul posto il cacciatore.
La sua caratteristica principale è quella di individuare la preda e una volta fatto non le darà tregua. Il segugio, infatti, si mette alle calcagna dell’animale, anche per diverse ore. Una delle tattiche è anche quella di mettersi in attesa per giorni interi. Ad esempio è in grado di aspettare il leopardo per interi giorni sotto l’albero. Il Rhodasian è un cane molto intelligente, infatti, ferma la preda a distanza per non essere ferito.
Il segugio nel corso dei secoli si è adattato al territorio africano, quindi è in grado di cacciare all’interno della natura locale, riuscendo a trovare la pista e a cacciare a vista senza essere disturbato dalla natura che lo circonda.
Come detto in precedenza, il cane è diffuso in Europa e il Nord America ed è utilizzato soprattutto per la caccia al cinghiale, al puma, al cervo. Da noi è meno usato perché le sue dimensioni notevoli ne limitano l’impiego all’interno di una muta.