I fatti sono noti – spiega Ciambetti – ma ciò che colpisce è come ci siano persone che non valutino la pericolosità dei loro comportamenti: la minaccia portata da gruppi di persone travisate è un reato previsto dal codice penale punito in modo severo proprio per la sua gravità, ma ancor più grave è l’allarme che si procura. Di questi tempi, aggirarsi in bande incappucciati per boschi e campagne, è pericolosissimo e si possono innescare reazioni le più imprevedibili e non solo da parte di cacciatori. Qui c’è qualcuno scherza col fuoco, ma si rischia di appiccare un incendio”.
“Non entro nel merito della protesta degli animalisti, ma ricordo che, come ho scritto al Prefetto, l’arte venatoria è regolamentata in maniera molto precisa, sottoposta al pagamento di tasse governative come regionali previste dalla Legge: quanto accaduto domenica scorsa, come già in precedenza, oltre ad aver recato danni patrimoniali oggettivi con la distruzione dei capanni o la liberazione di uccelli da richiamo, lede i diritti di cittadini perfettamente in regola con le disposizioni di legge vigenti. Chiedo a tutti i cacciatori di farsi parte attiva nel rifiutare ogni provocazione, tenere sempre i nervi saldi e avvisare, casomai, prontamente le Forze dell’Ordine. Spero che, indipendentemente dai reati di cui saranno chiamati a rispondere, gli autori di queste provocazioni vengano al più presto responsabilizzati sulla gravità dei loro comportamenti e sui pericoli che rischiano di innescare a seguito di atti sconsiderati: qui c’è chi non capisce di seminare odio e violenza”