Ad associazioni venatorie e agricole la Regione Umbria ha ribadito la propria posizione di fronte all’ipotesi di prolungare la caccia al cinghiale: non si può. Nonostante la richiesta provenga anche da esponenti della maggioranza. Tra loro il presidente della Seconda Commissione consiliare, Valerio Mancini, che insieme alla collega della Terza Commissione, Eleonora Pace, in seduta congiunta ha invitato in audizione i rappresentanti delle associazioni venatorie e agricole per parlare delle misure per contenere la presenza dei cinghiali e quindi il rischio del diffondersi della peste suina africana, dopo i casi dei cinghiali infetti trovati nel nord Italia.
In Umbria l’idea è quindi di proseguire con la caccia di selezione, fino al 15 marzo. Il giorno prima si era consumato l’ennesimo scontro sulla caccia tra Morroni e la Lega. Innescato dalle parole dette dall’assessore contro la proposta leghista di allungare la caccia al cinghiale. Con successiva replica, a mezzo stampa, del Gruppo del Carroccio. In Commissione Morroni non c’era. C’era invece l’assessore alla Salute, Luca Coletto. A rappresentare la Regione in materia di caccia, il dirigente regionale Umberto Sergiacomi, per la Sezione Organizzazione attività venatoria, i rappresentanti delle associazioni venatorie e di Cia, Coldiretti e Confagricoltura.
Al consigliere Valerio Mancini, presidente della Seconda commissione, che chiedeva come mai nel Molise sia stata prolungata, in deroga, la caccia al cinghiale, Sergiacomi, come fatto da Morroni in Aula, ha risposto che la misura è stata motivata dal fatto che in quella regione si sono verificati 17 giorni di piogge incessanti, un terzo della durata della stagione venatoria, ed è stato quindi deciso di aumentare l’incisività del prelievo (Tuttoggi).