Mercoledì la giunta regionale dell’Umbria ha approvato il regolamento per la gestione del prelievo venatorio degli ungulati attraverso la caccia di selezione: va a sostituire il precedente datato 1999 che riguardava solo cervidi e bovidi. La novità sostanziale, come noto, riguarda l’inserimento del cinghiale. In particolar modo viene sottolineato che «su osservazione della competente commissione consiliare è stata prevista la possibilità del prelievo nelle aziende faunistico ed agrituristico venatorie anche per i cacciatori che non sono in possesso dell’abilitazione per la caccia di selezione, purché accompagnati da un cacciatore che ne sia provvisto».
Per quel che concerne il riconoscimento dell’abilitazione al prelievo del cinghiale con la caccia di selezione è previsto per i «cacciatori già abilitati per le specie capriolo e daino, previa frequentazione di un corso integrativo. Il comma 2 del testo pre-adottato che prevedeva l’obbligo dell’uso delle munizioni prive di piombo è stato espunto». Per la caccia di selezione sono utilizzate – si specifica nel regolamento – «esclusivamente armi a canna rigata nei calibri consentiti dalla legge 11 febbraio 1992, n. 157 a caricamento singolo manuale e muniti di ottica di puntamento; per le diverse specie di ungulati sono consentiti i seguenti calibri minimi: capriolo pari o superiore a 5,56 millimetri con bossolo di lunghezza non inferiore a mm. 40; cinghiale e daino pari o superiore a 6,5 mm.; cervo 7 mm».
A febbraio l’assessore regionale all’agricoltura e alla caccia, Roberto Morroni, aveva spiegato che il «contenimento dei cinghiali potrà presto essere praticato anche tramite caccia di selezione, rafforzando ulteriormente le misure per arginarne l’abnorme diffusione sul territorio umbro». Non sono mancate le polemiche sul tema.