I cacciatori, in questa difficile situazione dovuta alla peste suina africana, sono fondamentali. L’assessore regionale del Piemonte all’Agricoltura Marco Protopapa, risponde così alle associazioni agricole e ambientaliste che chiedono di togliere ai cacciatori la gestione dei cinghiali. In particolare, di recente il Tavolo Animali & Ambiente, formato da Enpa, Lav, Legambiente, Lida, Lipu, Opia, Pan, Pro natura e Sos Gaia, ha sostenuto che “la gestione del problema cinghiale deve escludere la componente venatoria, in quanto palesemente coinvolta da conflitti di interesse e incapace di affrontare in modo complessivo le problematiche dell’ambiente naturale.
L’attività venatoria del cinghiale è stata sempre gestita non in modo da ridurre la presenza degli animali sul territorio, ma solo per garantire la possibilità di continuare a cacciare l’animale anche in futuro, favorendone, grazie alla battute effettuate con l’ausilio dei cani, la fuga e la conseguente dispersione sul territorio”. Le associazioni e anche i 5 stelle chiedono di assumere nuove guardie venatorie. L’assessore Protopapa replica: “In questo momento i monitoraggi avvengono in un modo capillare sui territori proprio grazie ai cacciatori, necessari, come tutte le forze a disposizione, in questa fase di emergenza, fino a quando non saranno messe a disposizione nuove figure professionali alle province a partire dalle guardie venatorie.
È una richiesta fatta al ministero da tempo. Si spera di avere risposte in questa situazione”. Attualmente, i controlli sul territorio alla ricerca di carcasse potenzialmente infette dalla peste suina sono affidati alle guardie venatorie, ai carabinieri forestali, alla protezione civile e ai cacciatori. A febbraio, nella zona di controllo esterna alla zona infetta costituita da 78 Comuni alessandrini e 36 liguri, partiranno gli abbattimenti dei cinghiali e i cacciatori avranno per forza di cose un ruolo importante.