“Il ruolo della caccia nell’ambito della società negli ultimi anni è notevolmente cambiato. Il forte incremento del sentimento comune a favore della protezione della natura impone anche al mondo venatorio un’evoluzione del proprio ruolo, è necessario abbandonare il concetto del prelievo fine a se stesso e svolgere sempre più il ruolo di gestore della fauna nel rispetto della sostenibilità, cioè essere in grado di utilizzare le risorse esistenti, garantendo che le stesse siano disponibili anche per le generazioni future. La maggior parte degli sforzi della gestione faunistico-venatoria si è da sempre orientata verso le specie stanziali, ben diversa è la situazione delle specie migratrici che vivono in areali molto ampi. Per tali animali poco si è fatto finora, ma sempre più si dovrà fare in futuro”. È questo il messaggio lanciato dall’assessore alle Risorse agroalimentari, forestali, ittiche e montagna durante la presentazione degli esiti dei monitoraggi della specie Beccaccia in Friuli Venezia Giulia, per le annate venatorie 2018/19, 2019/20 e 2020/21, che si è svolta ieri sera a Udine e ha evidenziato sia l’alta partecipazione del cacciatori agli studi condotti sulle specie migratorie sia la sostenibilità della caccia alla Beccaccia effettuata in Friuli Venezia Giulia con cane da ferma.
Stefano Zannier ha spiegato che “il progetto del monitoraggio della Beccaccia è nato per garantire la gestione sostenibile di una specie migratrice coinvolgendo i cacciatori, che rivestono un ruolo centrale nel progetto. È stata scelta questa specie per il grande interesse che riveste nell’ambito faunistico-venatorio e ora è necessario fare un salto di qualità sulle conoscenze utili alla sua gestione e utilizzo come risorsa naturale”. L’assessore ha quindi rimarcato che “non ci sono alternative all’approccio scientifico con metodologie di monitoraggio, dato che queste sono le uniche che consentono di ottenere dati confrontabili nel corso degli anni, sulla base dei quali prendere le decisioni gestionali.
I risultati ottenuti grazie all’impegno dei monitoratori volontari rappresentano quindi un punto di forza per il mondo venatorio. I cacciatori non sono semplici utilizzatore di una risorsa, ma collaborano attivamente per la gestione e la conservazione di un bene collettivo. I dati ottenuti dimostrano la piena sostenibilità del prelievo esercitato finora, ma i monitoraggi proseguiranno e il mondo venatorio dovrà svolgere un ruolo sempre più importante nella gestione ambientale: solo così sarà in grado di proteggere anche la propria passione”.
Giornalista. Nato a Roma nel 1982. Tante passioni, tra cui quella per l'ambiente, il territorio e la ruralità, maturata grazie alle vacanze nell'Appennino Umbro-Marchigiano e ai racconti dei cacciatori del posto. Ha dedicato parte dei suoi studi all'agricoltura e all'economia "green".
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