Il ritrovamento di carcasse, gli avvistamenti e i monitoraggi, poi, spingono a pensare come il territorio a sud della Via Emilia sia occupato in maniera stabile da questi animali. Secondo Caselli le quote basse limitano i rapporti con il cane al solo fenomeno dell’ibridazione, mentre in zone a a maggiore densità è in aumento la predazione nei confronti degli esemplari domestici.
Gli smaltimenti non conformi delle carcasse da parte dell’uomo, come anche di altri residui zootecnici ha costretto i lupi a spingersi verso i centri abitati, quindi le responsabilità sono diverse. Secondo l’assessore regionale il problema è destinato a peggiorare, ma sono in fase di studio alcune contromisure per tracciare in maniera più netta il confine tra la specie e gli uomini. Ora si attende qualche proposta concreta e realmente efficace.