Il Gruppo Europa Verde ha presentato oggi in Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna un’interrogazione alla Giunta regionale per chiedere sia chiarimenti sull’operato dei cacciatori la cui attività dedicata alla caccia ai cinghiali è stata recentemente equiparata ad “attività di pubblica utilità”, sia l’attivazione di rigorosi controlli per evitare gli assembramenti che la caccia collettiva al cinghiale in braccata inevitabilmente comporta con relativi rischi per la diffusione della pandemia Covid-19, sia, infine, prove documentate circa il periodo di diffusione della Peste Suina Africana in Emilia-Romagna.
L’interrogazione di Europa Verde trae spunto dagli ultimi provvedimenti assunti dalla Regione Emilia-Romagna, sentita la Prefettura di Bologna, che hanno autorizzato il via libera alla caccia al cinghiale considerata come “attività di pubblico servizio e/o di pubblica utilità”, consentendo ai cacciatori sia di agire in gruppo, sia di spostarsi tra i confini comunali, anche se si trovano in regioni diverse. Le motivazioni all’origine dell’autorizzazione, oltre alla necessità di fare fronte alla Peste Suina Africana, sono state gli incidenti stradali provocati dai cinghiali e i danni che arrecano all’agricoltura. L’assessore all’agricoltura e agroalimentare, caccia e pesca Alessio Mammi ha confermato che i cacciatori che eseguono i piani di controllo faunistico del cinghiale sono equiparati a un servizio pubblico.
Per questo motivo la Regione, come forma di prevenzione della diffusione della Peste Suina Africana, a far data dal 19 novembre ha disposto una deroga alle limitazioni agli spostamenti previsti dal DPCM del 3 novembre 2020 per tutti i cacciatori che esercitano la caccia al cinghiale in tutte le sue forme – selezione, girata e braccata – sia negli Ambiti territoriali di caccia (ATC) sia nelle Aziende Faunistiche Venatorie. «La risposta dell’assessore non ha portato le richieste evidenze documentate sull’esistenza di un reale allarme della diffusione della Peste Suina Africana in Emilia-Romagna – dichiara Silvia Zamboni, Capogruppo di Europa Verde e Vice Presidente dell’Assemblea legislativa – Inoltre, quando si ricorre alla caccia vuol dire che le attività di prevenzione sono saltate.
La strategia di prevenzione punta infatti sull’informazione agli stakeholder, sul controllo di biosicurezza e sulla sorveglianza passiva volta a vigilare l’ingresso di capi malati in Italia. Mi auguro che da parte dell’assessorato ci sia l’impegno a considerare anche il problema dell’incolumità dei cittadini. Nella mia interrogazione ho citato alcuni casi riportati sulla stampa locale che riferiscono la presenza di cacciatori che girano sui fondi agricoli e sparano, creando situazioni di disagio per i cittadini esposti al rischio di essere feriti dai pallini dispersi dalle munizioni. È un problema che va affrontato e risolto una volta per tutte, perché non possiamo obbligare le persone a barricarsi in casa per sfuggire a sparatorie che definiscono da far west» (Il Piacenza).