Il protocollo, che ha una durata di 3 anni ed è prorogabile, prevede non solo l’intensificazione dei controlli e la semplificazione dell’iter amministrativo ma anche il coinvolgimento attivo degli agricoltori nelle attività di cattura da svolgere, a fianco dei guardaparchi, attraverso la predisposizione di trappole. Per compensare il reddito perso a causa dei danni provocati dagli ungulati, gli agricoltori potranno cedere direttamente gli animali catturati presso gli istituti previsti dalla normativa vigente o destinarli all’allevamento in aree recintate.
“Siamo molto soddisfatti perché si tratta di un passo fondamentale nella gestione di una problematica che da anni mette in ginocchio l’agricoltura ed è molto sentita su tutto il territorio laziale, a partire dalle province di Rieti e Viterbo – spiega David Granieri, presidente Coldiretti Lazio – Questo protocollo trasforma una drammatica criticità in una risorsa da valorizzare attraverso il coinvolgimento degli agricoltori e l’inserimento in una filiera alimentare controllata, in grado di prevenire speculazioni e garantire sicurezza e legalità. Gli imprenditori agricoli, in presenza dei requisiti necessari, potranno anche richiedere l’ampliamento delle attività come “Centri di lavorazione della selvaggina”, un’importante opportunità per ridurre i costi e seguire la strada della multifunzionalità.
Lo sviluppo incontrollato dei cinghiali da anni crea problemi legati non solo all’agricoltura ma anche alla sicurezza del territorio e all’incolumità dei cittadini, con gli ungulati che ormai si spingono all’interno dei parchi periurbani, dentro le città, alla ricerca di cibo. Il protocollo d’intesa approvato oggi consentirà di intervenire anche sotto questo aspetto migliorando in maniera significativa la situazione attuale”.
Ufficio Stampa Coldiretti Lazio