Siamo di fronte a un’emergenza ecologica, sociale e di sicurezza di evidente portata storica che coinvolge numerose regioni, tra cui la Calabria. Un fenomeno, la cui soluzione, sembra molto complessa nella sua risoluzione vista la dimensione raggiunta. Stiamo parlando dell’invasione dei cinghiali, che sembrano essersi spogliati della loro pelliccia di animali selvatici, per indossare quella di mammiferi urbanizzati. E infatti, li vediamo girare indisturbati nei campi degli agricoltori provocando ingenti danni, li incontriamo nei quartieri a nord e a sud della città intenti a razziare i sacchetti della spazzatura alla ricerca di cibo, camminano in branco sulle strade mettendo a rischio la vita degli automobilisti, inseguono le persone che escono dai supermercati perché sentono la presenza di nutrimento e, aggrediscono.
Secondo i dati dell’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale, fino a qualche anno addietro, la popolazione di cinghiali in Italia era pari a 300mila capi. Oggi è più che triplicata arrivando a oltrepassare il milione. Prima che succeda l’irreparabile dato che, la presenza degli ungulati anche a Catanzaro, sta diventando una vera e propria emergenza con rischio di incolumità per i cittadini. Secondo Bruno Zito dirigente del settore Caccia, Pesca e Fitosanitaria della Regione Calabria, «ci troviamo di fronte ad un approccio molto complesso alla sua risoluzione.
La proliferazione è dovuta al fatto che ci sono state delle ibridazioni con specie non autoctone che hanno una capacità di riproduzione molto marcata e che si sono espansi in una Calabria che è la quinta regione in Italia per superficie boscosa. Quindi, i cinghiali, hanno trovato un habitat molto favorevole. C’è da dire inoltre che abbiamo tre parchi nazionali e un parco regionale che sono aree protette nei quali è inibita la caccia. E questo, ha aumentato notevolmente il fenomeno della riproduzione» (Gazzetta del Sud).