«Dove non c’è un ambiente, pulito, curato non c’è caccia. Il cacciatore è stata quella presenza che in gran parte dei territori italiani ha reso possibile l’accesso all’uomo; hanno mitigato e reso accessibile intere aree del nostro paese. Dobbiamo partire da questo principio; inoltre ricordare che il prelievo venatorio è fondamentale per l’equilibrio delle specie e combattere la nostra battaglia su dati scientifici, non improvvisare». Questo il primo commento di Barbara Mazzali, consigliere regionale della Lombardia (FdI), dopo la presentazione in Gazzetta Ufficiale dell’11 febbraio 2021, della raccolta firme per l’abolizione della caccia (legge 157/92).
«Il nostro è un mondo molto più ambientalista degli ambientalisti e più animalista degli animalisti – ha sottolineato Mazzali -; purtroppo non lo abbiamo saputo comunicare e ora dobbiamo fare questo passaggio in avanti. Inoltre dobbiamo unirci in un unico studio legale, che possa vedere la nostra passione e tradizione tutelata, con atti e non con post e letterine». Per Mazzali, che da anni si batte per i diritti dei cacciatori e per la tutela dell’attività venatoria, è arrivato il momento di affrontare questa battaglia in modo unito: «Manteniamo pure tutte le nostre identità – ha ricordato -; ma uniamoci in quelle che sono le battaglie che ci devono vedere uniti nelle idee e nella comunicazione.
Il nostro è un mondo sotto attacco che vede tante sigle animaliste unite». E mentre c’è chi ha il tempo di raccogliere firme per chiudere la caccia, ci sono gli agricoltori e allevatori italiani che ogni giorno devono fare la conta dei danni da ungulati e selvatici – cinghiali, caprioli, daini, lupi che imperversano nelle campagne, distruggono raccolti, coltivazioni, vigneti, assalendo greggi ed allevamenti, e creando problemi concreti anche ai comuni cittadini, con incidenti stradali e incursioni nelle città (Agricultura.it).