«Il nostro è un mondo molto più ambientalista degli ambientalisti e più animalista degli animalisti – ha sottolineato Mazzali -; purtroppo non lo abbiamo saputo comunicare e ora dobbiamo fare questo passaggio in avanti. Inoltre dobbiamo unirci in un unico studio legale, che possa vedere la nostra passione e tradizione tutelata, con atti e non con post e letterine». Per Mazzali, che da anni si batte per i diritti dei cacciatori e per la tutela dell’attività venatoria, è arrivato il momento di affrontare questa battaglia in modo unito: «Manteniamo pure tutte le nostre identità – ha ricordato -; ma uniamoci in quelle che sono le battaglie che ci devono vedere uniti nelle idee e nella comunicazione.
Il nostro è un mondo sotto attacco che vede tante sigle animaliste unite». E mentre c’è chi ha il tempo di raccogliere firme per chiudere la caccia, ci sono gli agricoltori e allevatori italiani che ogni giorno devono fare la conta dei danni da ungulati e selvatici – cinghiali, caprioli, daini, lupi che imperversano nelle campagne, distruggono raccolti, coltivazioni, vigneti, assalendo greggi ed allevamenti, e creando problemi concreti anche ai comuni cittadini, con incidenti stradali e incursioni nelle città (Agricultura.it).