Franco Zunino, sulla pagina Facebook di Associazione Italiana Wilderness apre una riflessione sulla “vanagloria” dell’Associazionismmo Venatorio (e non solo….) dopo il tentativo referendario fallito. Senza fare di tutte le erbe un fascio, analizzare ritardi, responsabilità, ecc… è onesto e non rinviabile. Collaborare, allargare le finalità associative con altre finalità ambientali e sociali, porsi nel campo del terzo settore e lavorare per questi fini concretamente, per dare un ruolo alla caccia e ai cacciatori e non vivere nessuno solo con l’assillo di salvaguardare i propri interessi di parrocchia deve essere una priorità. Come scardinare vecchie, autoreferenziali, dinamiche ad personam per divenire militanti ambientalisti che si ritrovano insieme? Certo, un altro referendum che avrebbe voluto portare all’abrogazione della caccia è recentemente miseramente fallito, e il mondo della caccia ha esultato. Ma è stata vera gloria? Se anziché una sola e non potente associazione animalista che se n’era fatto portabandiera, si fossero unite tutte le associazioni animaliste ed anticaccia d’Italia, sarebbe finita così? Ecco, è questa una domanda che i cacciatori si devono fare e tenere bene a mente, perché il rischio è sempre dietro l’angolo. E il recente fatto che per “risolvere” il problema dell’eccesso di cinghiali presenti in Italia, il governo anziché appoggiarsi alle organizzazioni venatorie, abbia preferito dare retta a quelle animaliste, che al fucile a pallottole preferiscono (salvo che per combattere la peste suina) quello a siringhe e alle catture (per sterilizzazioni o… morti compassionevoli) è un altro segnale negativo.
Quindi, anziché ballare sugli allori sarebbe bene che il mondo della caccia si desse una mossa e cominciasse – finalmente! – non ad imbellettarsi di ambientalismo, ma impegnarsi veramente in quest’impresa prima che la situazione precipiti. E, crogiolarsi sul fatto che: no, non chiuderanno mai la caccia perché entrerebbero in crisi le industrie armiere e manifatturiere; o: no, e chi risolverebbe poi il problema dei troppi cinghiali e cervi, per non dire di altre specie invasive? Ingenui! L’esempio di oggi del governo praticamente schierato con gli animalisti-anticaccia dovrebbe dirla lunga, ma i cacciatori e le loro organizzazioni lo capiranno mai? O credono che basterà giocare con le parole, come sono bravi i politici, per risolvere ogni problema? In pratica, giocando sempre sull’ambiguo e sulla mistificazioni, come, creando finte associazioni ambientaliste o facendosi passare, sempre sfruttando i veicoli dei media, quali “sentinelle del territorio” (che poi sul territorio non si vedono mai, se non quando vanno a caccia o ad allenare i cani: mai impegnati in battaglie in difesa di ambienti e territori!), caso mai in operazioni di disinquinamento (che poi si effettuano solo casualmente, tipo campi di lavoro del WWF che hanno successo solo in estate e durante le festività: anche per loro, vacanze più che impegno!), o “pompieri” contro incendi boschivi – ed è questo forse l’unico caso concreto di sincero aiuto ed impego in difesa dell’ambiente, visto che la rusticità dei cacciatori non l’hanno gli animalisti cittadini. NO, e non ci stanchiamo di ripeterlo: i cacciatori devono farsi essi stessi ambientalisti e devono dimostrarlo impegnandosi nella difesa di ambienti, territori, fauna e flora e paesaggi; che poi sarebbe la difesa del loro mondo di vita, senza il quale non potrebbero più praticare la caccia. Purtroppo, invece, in Italia questo non avviene mai o quasi mai, mentre avviene in Inghilterra, in Francia, negli USA, in Canada, in Africa.
I cacciatori hanno un unico modo per salvarsi, ed è quello di far vedere ai cittadini che non vanno a caccia (che poi sono quelli che contano nelle urne, e, quindi, quelli che i politici tengono d’occhio quando si parla di elezioni!) che è anche merito loro se certi luoghi si sono preservati e, così, messi a loro disposizione per attività di outdoor che non sia solo la caccia. In America i severi vincoli delle Aree Wilderness di cui tutte le categorie sociali degli amanti della natura e della vita all’aria aperta vanno a godere, in molti, se non in quasi tutti i casi, sono stati posti grazie al consenso e alla partecipazione dei cacciatori e delle loro organizzazioni. Valga l’ormai storico esempio che, a capo della coalizione che decenni or sono si batté per salvare dalla sviluppo strade, forestale e minerario quella che è la più grande area selvaggia degli States (Frank Church-River of No Return Wilderness Area, nello Stato dell’Idaho) non fu messo un ambientalista, ma il Presidente della più forte associazione venatoria degli USA!
Invece, cosa succede da noi? Succede che i primi oppositori a tante proposte di nostre Aree Wilderness comunali siano spesso stati proprio i cacciatori! Pronti poi a strillare il giorno che sulla stessa area magari vi viene istituito un Parco!
Succede che organizzazioni venatorie anziché appoggiare ed aiutare a mantenere vitale l’unica associazione ambientalista che si è SEMPRE dichiarata non contraria alla caccia, la si boicotta o la si abbandona a sé stessa. O, peggio, addirittura si sottoscrive con essa un formale accordo di sostegno sociale e finanziario, e quando non la si riesce a “trascinare” dalla propria parte (ovvero col rischio di annacquarne il suo aspetto super-partes ambientalista pur di farne un alleato del proprio potere, magari con mire più politiche che venatorie e ambientaliste), e di fatto si disconosce il formale impegno preso.
Ecco, è così che si portano le forze venatorie a combattere una guerra continua di resistenza e conflittuale, sempre sulla difensiva, con ogni giorno la spada di Damocle di un referendum sulla testa!
Ed è anche così che si perde dignità ed onore. (…)
Per concludere, con l’inizio del nuovo anno, questo comunicato vuole ancora una volta essere l’ennesimo appello al mondo venatorio per un sostegno che sia quasi una medaglia al merito per il mondo della caccia; perché non esiste alcun obbligo dell’Associazione Italiana per la Wilderness di difendere la caccia, e se lo fa, come lo ha sempre fatto fin dalle sue storiche radici, sia americane (Aldo Leopold e la sua Etica della Terra) sia italiane (Franco Zunino e la sua iniziale Idea dei Documenti Wilderness), è solo perché la caccia ha sempre fatto parte integrante di questa filosofia che ha Henry David Thoreau alle sue radici olistiche: «Preferisco decisamente svolgere attività selvatiche, come cacciare, pescare, costruire un capanno, cucire indumenti di pelle e raccogliere la legna, ovunque si trovi, piuttosto che rivolgermi a un macellaio, a un agricoltore, a un falegname, o lavorare in fabbrica, o comprare la legna al mercato.»
«… quando qualche amico mi ha chiesto ansiosamente se dovesse lasciare andare a caccia i suoi ragazzi, ho detto di sì – ricordando che la caccia era una delle parti migliori della mia educazione.» «… il cacciatore è il più grande amico degli animali che caccia, non esclusa la Società Umana.»
Post Scriptum
Nel web sta circolando l’elenco di quanto nel 2021 hanno incassato con il 5xMille le 13 maggiori associazioni animaliste ed anticaccia (da un minimo di 112.184,40 Euro ad un massimo di 1.611.568,22), e magari i cacciatori si arrabbiano anche, come se questi fossero soldi pubblici. NO! Sono soldi di liberi cittadini, che liberamente e democraticamente li devolvono al sostegno dell’ideale in cui credono, che è la difesa degli animali e la lotta alla caccia. E non c’è da aprire alcuna inchiesta sul come saranno spesi: li spederanno liberamente e democraticamente così come li hanno ricevuti in donazione! E li spenderanno per portare avanti i loro ideali che, si ripete, sono la difesa degli animali e la lotta contro la caccia. Sono caso mai i cacciatori che dovrebbero svegliarsi e darsi da fare a far vedere alla gente che anche loro sono capaci di difendere l’ambiente e la fauna; ma non sollecitando i cacciatori a donare il loro 5xMille alle loro organizzazioni venatorie (soldi poi comunque spesi per sostenere la caccia!) a o a chiacchiere, tipo “sentinelle del territorio” e roba simile che è solo fuffa negli occhi della gente, mentre loro pensano solo a sparare, a fare carniere e nulla fanno di VERA conservazione della Natura. Quindi, perché la gente che dona tanti solidi alle suddette associazioni animaliste e anticaccia, dovrebbe non farlo? Loro, le suddette associazioni, fanno veramente qualcosa di utile agli occhi dei donatori, del popolo e della società civile in genere che è fatta in gran parte da gente che non va a caccia. Cosa fanno i cacciatori per convincere questa stessa gente che anche loro sono in grado di difendere la Natura, anziché pensare solo a praticare l’arte venatoria? Questa è la domanda che si dovrebbero porre, e non gridare allo scandalo per quelle, si ripete, libere e democratiche donazioni; non appellarsi affinché i cacciatori devolvano il loro 5xMille alle organizzazioni venatorie! Non è così che si salverà la caccia. Caso mai si salveranno le loro organizzazioni, che è come dare soldi ai Partiti politici! Ma allora, la si dica tutta: si vuole solo fare politica e non già salvare la caccia e tanto meno salvaguardare l’ambiente; quella salvaguardia che è l’unica faccia presentabile all’opinione pubblica non cacciatrice!
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