Fortemente voluto da Coldiretti, è ora finalmente attivo il primo Piano di controllo provinciale del cinghiale a Ravenna che consente agli agricoltori di attuare anche il metodo dell’autodifesa sui terreni di proprietà o in conduzione. Una importante arma in più, dunque, per contrastare il proliferare degli ungulati, causa di danni ingenti alle coltivazioni, nonché di pericolo concreto per la sicurezza stradale. “Con la mobilitazione del luglio scorso in Regione – commenta il Presidente di Coldiretti Ravenna Nicola Dalmonte – avevamo espresso tutte le preoccupazioni del mondo agricolo per la difficile gestione della fauna selvatica, gestione che nella nostra provincia non poteva avvalersi di un piano di controllo specifico per il cinghiale, causa principale dei danni in campagna.
Non può che soddisfarci, dunque – prosegue il Presidente – la pronta risposta degli enti pubblici, dalla giunta regionale che ha aperto alla possibilità dell’autodifesa, alla Provincia di Ravenna che ha licenziato rapidamente il piano di controllo, strumento fondamentale per arginare il proliferare dei selvatici”. Al fine di illustrare le procedure attuative agli associati, Coldiretti ha richiesto e ottenuto la collaborazione della Polizia Provinciale che nella serata di ieri, alla presenza della Comandante Lorenza Mazzotti e del Presidente dell’ATC RA3 Nicola Grementieri, ha presentato pubblicamente le linee guida sperimentali dell’istituto dell’autodifesa agli agricoltori di Casola Valsenio, Riolo Terme e Brisighella, le zone del Comprensorio Faentino dove è più forte la presenza del cinghiale.
Auspicando la massima collaborazione da parte degli agricoltori, la Polizia provinciale ha ricordato che non esistono limitazioni di orari/giornate per attuare l’autodifesa purché il proprietario o conduttore del fondo richieda l’attivazione del piano al Corpo di Polizia Provinciale e l’autorizzazione all’uscita entro le 24 ore precedenti. La richiesta può essere inviata mediante una semplice mail all’indirizzo [email protected]. Se l’agricoltore (o il dipendente o il famigliare) non hanno autorizzazioni necessarie (licenza caccia) è possibile rivolgersi ai coadiutori del territorio (solitamente appartenenti alle squadre ATC), oppure richiedere direttamente l’intervento della Polizia provinciale.
Altrettanto importante, ha ribadito la Comandante Mazzotti, è la rendicontazione degli abbattimenti, con i capi che devono essere trasferiti al più vicino centro di controllo carni per tutti gli accertamenti sulla salubrità (ancora più indispensabili alla luce dell’emergenza peste suina). Dopo i controlli, la fauna rimane nella disponibilità di chi ha proceduto all’abbattimento (a titolo di rimborso spese). “Già grazie al piano di controllo, che come ATC abbiamo subito cercato di attuare nella forma della caccia collettiva anche dentro le aree protette, le cosiddette ‘zone spugna’ dove i cinghiali tendono a radunarsi – ha aggiunto Grementieri – abbiamo ottenuto ottimi risultati, ora con l’autodifesa abbiamo uno strumento nuovo, che ci dà possibilità in più rispetto alla caccia di selezione e che ci consente anche di andare dentro le aziende faunistiche.
In questa fase sperimentale – ha ribadito il Presidente ATC richiamando gli associati delle organizzazioni agricole e venatorie presenti alla massima attenzione – è importante che le procedure siano rispettate alla lettera e attuate in maniera rigorosa perché sbagliare ora significherebbe vanificare il grande lavoro fatto e le conquiste ottenute”. “In una fase storica duramente segnata prima dalla pandemia poi dalle tensioni internazionali, con pesanti ripercussioni sull’economia e sui bilanci di imprese e famiglie – afferma Assuero Zampini, Direttore Coldiretti Ravenna – anche la difesa delle coltivazioni, anzi, del singolo chicco di grano, diventa di vitale importanza. In questo senso, i nuovi strumenti ottenuti anche grazie all’azione sindacale di Coldiretti, vanno nella giusta direzione, quella della tutela del lavoro e degli investimenti dei nostri agricoltori che sono patrimonio delle nostre comunità”.