Conteggio degli animali
Sono le cinque e trenta del mattino, la giornata inizia presto per chi lavora al conteggio degli ungulati selvatici. Il centro logistico-organizzativo è in un casale messo a disposizione dal Servizio Tenuta Presidenziale di Castelporziano. Nella sala interna un grande tavolo è ingombro di mappe e ottiche di ogni tipo: binocoli, cannocchiali, macchine fotografiche e teleobiettivi fuori misura. Una breve riunione per illustrare i dettagli pratici e i tecnici del censimento si dividono tra le jeep del personale del settore tutela e gestione ambientale, per essere accompagnati alle stazioni di posta assegnate. Nella sospensione dell’alba e per le due ore successive saranno occhi esperti a frugare il bosco e a restituire i dati su sesso e età di cervi, caprioli, daini, cinghiali. Chi partecipa al conteggio ha una solida esperienza maturata in ore di appostamenti ma, nonostante ciò, si percepisce una certa emozione nell’attesa dell’incontro selvatico.
Recinzioni dell’area
Il censimento degli animali è uno strumento importante per intraprendere attività di conservazione e gestione calibrate sul contesto locale, ci spiega la coordinatrice delle attività per l’ISPRA all’interno della Tenuta. “Ogni anno, da oltre 30 anni, portiamo avanti in collaborazione con il personale della Tenuta Presidenziale di Castelporziano, il conteggio standardizzato degli ungulati, coprendo una superficie di oltre 5000 ettari, che per questi animali rappresenta un sistema chiuso ad alta naturalità. Le recinzioni che delimitano il perimetro dell’area non permettono, infatti, agli animali di disperdersi e quindi i dati che raccogliamo sono essenziali per le azioni di conservazione più idonee a garantire la salvaguardia della biodiversità che la Tenuta ospita e protegge. Il conteggio si svolge in primavera, così da seguire la ripresa vegetativa e permettere di contattare i ruminanti che si muovono attivamente per alimentarsi sulle nuove foglie dei cespugli e sui prati tornati verdi e rigogliosi. Abbiamo individuato, in media, 50 postazioni di osservazione, distribuite omogeneamente nella Tenuta. All’alba e al tramonto i tecnici, da queste posizioni, registrano su apposite schede tutto quello che vedono. Nel riconoscimento, richiediamo, quando possibile, anche di indicare il sesso e l’età degli animali. I dati raccolti, ci permettono di ottenere degli indici relativi delle popolazioni delle diverse specie presenti (Cinghiale, Capriolo, Daino e Cevo) e di confrontarle con le stime ottenute con altre tecniche di campionamento, in modo da caratterizzare con buona certezza e in tempo reale l’andamento numerico (stabile, in crescita o in diminuzione).”
Il bosco
Il tempo della posta è fatto di rumori, ombre e canti di uccelli. Un fruscio di rami, un picchio che scava un nido, una sagoma furtiva, un vello macchiato di bianco, il richiamo di una ghiandaia. L’osservazione si affida ai sensi domestici e ne trova altri, forse sopiti. Anche il respiro può essere d’ingombro, il corpo si immobilizza quasi a farsi un tutt’uno con il bosco. Il freddo dell’alba d’aprile, a tratti, si insinua tra i pensieri, giusto per ricordare a una gamba di sgranchirsi o alla testa di staccarsi dall’oculare di un cannocchiale orientato nella prospettiva della selva. Il mare è vicino e l’odore della salsedine si mescola alla resina dei pini.
Parametri di popolazione
“I dati ottenuti al termine delle attività forniscono informazioni importanti sulla contattabilità delle diverse classi di sesso ed età, sulla possibile sopravvivenza giovanile o sull’andamento delle nascite per questo territorio ma non solo” prosegue la coordinatrice ISPRA, “Servono anche ad acquisire maggiori informazioni sui parametri di popolazione molto utili in studi su temi particolarmente critici, di portata internazionale, come ad esempio quelli sulla diffusione e il contenimento della peste suina africana o sull’adattamento della fauna ai cambiamenti climatici. Le ricerche applicate condotte da ISPRA nella Tenuta sono piuttosto diversificate, e spaziano dalla sperimentazione di tecniche innovative per il monitoraggio della fauna agli studi sulle risposte comportamentali ai cambiamenti dell’attività umana nel periodo della pandemia”. Il rumore meccanico della jeep che si avvicina interrompe il tempo rarefatto dell’osservazione. Una volta aperto lo sportello si viene accolti dal tepore dell’abitacolo e dall’incontenibile curiosità dell’equipaggio “Cosa hai visto? Quanti erano? Sei riuscito a fotografare?”. Si torna da dove si era partiti, al casale, nella luce del mattino. Due chiacchiere, qualche racconto mentre si prende un caffè. Il secondo turno inizia al tramonto e così per i prossimi sette giorni.