Un incontro in Val Trompia presso la sala consigliare del Comune di Marcheno (BS) riunisce politici, cacciatori ed Associazioni Venatorie in una discussione sul tema “Caccia: a che punto siamo?”.
Pessimismo e malcontento. Sono questi i sentimenti che sembravano serpeggiare l’altra sera tra le file dei cacciatori arrivati in molti nella sala consiliare del municipio valtrumplino in occasione dell’incontro “Caccia: a che punto siamo?”.
La tavola rotonda, organizzata dalla circoscrizione della Lega Nord triumplina con quella locale, è stata partecipata da diversi rappresentanti del Carroccio a livello regionale e provinciale e dalle associazioni venatorie che dopo quanto successo l’altro giorno in Regione, aspettano risposte per la prossima stagione.
Pochi giorni fa, infatti, il consiglio del Pirellone aveva cancellato le specie cacciabili (storno, fringuello, peppola, pispola e frosone) previste dalle deroghe approvate dalla stessa via Pirelli nel tour de force di fine luglio e la legge che consentiva la cattura dei richiami vivi.
Il provvedimento, infatti, violava l’art. 9 della Direttiva comunitaria in materia e per evitare multe dall’Europa, tutti i consiglieri hanno deciso di chiudere la pratica. Ma adesso cosa succederà per il prossimo anno? Ne hanno parlato il consigliere regionale Alessandro Marelli, presente alla votazione dell’altro giorno, quello provinciale Giampietro Dusina e l’assessore di Palazzo Broletto Aristide Peli. Dall’altra parte, le associazioni venatorie con il responsabile nazionale delle cacce tradizionali per l’Anuu Migratoristi Andrea Trenti, il presidente provinciale di Federcaccia Marco Bruni e quello del neonato movimento CRCA Carlo Bravo.
Al tavolo, moderato dal giornalista Beppe di Maria, ha esordito Marelli spiegando ciò che è successo l’altro giorno e quali saranno i passi futuri. “Mi rendo conto che la caccia stia vivendo un brutto momento – ha detto – perchè tra i Noa, le deroghe che abbiamo dovuto cancellare e la questione dei roccoli, siamo spesso paragonati a dei mostri che non rispettano l’ambiente.
Con l’abrogazione delle deroghe, però, sono stati anche approvati tre ordini del giorno (di Pd, Pdl e Lega Nord, ndr) con cui abbiamo sollecitato la Regione ad alzare la voce verso il Governo per una legge nazionale seria”. Lo stesso consigliere del Carroccio ha avvisato che nelle prossime settimane andrà a Bruxelles per chiedere conto all’Europa su come dovrà essere la nuova legge.
Le associazioni venatorie, però, sembrano non credere più alle promesse “politiche” e chiedono con forza una risposta. “Da chi ci considera delinquenti perchè imbracciamo un fucile non accettiamo lezioni – ha commentato Marco Bruni – e se il 16 luglio non avessimo fatto quella manifestazione, non avremmo avuto le deroghe. Nonostante la stagione sia partita, non siamo contenti perchè le leggi devono essere approvate per tempo e non poche settimane prima dell’inizio della caccia”.
E sulle stesse posizioni si è piazzato anche il presidente della Civiltà Rurale Caccia e Ambiente, Carlo Bravo, che dalla nascita nello scorso maggio ha già avuto 12 mila adesioni in buona parte dell’Italia.
Tra i cacciatori e la politica, però, in particolare la Lega Nord che si è sempre posta come paladino per difendere le tradizioni venatorie, sembra essere calato lo scetticismo e i 30 mila cacciatori della provincia di Brescia, il gruppo più numeroso a livello nazionale, vorrebbe contare di più.
Nelle prossime settimane, però, i due schieramenti potrebbero riavvicinarsi con una riunione prima di “parlare” con l’Europa. Rimanendo sul fronte della caccia, ha raccolto migliaia di firme la petizione partita nei mesi scorsi a Collio per impedire l’arrivo dei Noa dallo Stato centrale e puntare, invece, sulle autorità locali.
Fonte: L’Eco delle Valli