Emergenza sconvolgente
Sono passati due anni e mezzo dalla scoperta dei primi casi di Peste Suina Africana in Liguria e Piemonte, una emergenza che ha sconvolto le abitudini dei cinghialai delle due regioni, dapprima vietando e poi ponendo stretti limiti all’attività venatoria. Non più caccia ma depopolamento, non più cacciatori ma bioregolatori. Pur persistendo importanti limitazioni, qualcosa, grazie al prezioso e instancabile lavoro di Federcaccia Nazionale e di FIdC Liguria con il suo presidente Andrea Campanile, è finalmente cambiato.
Il ritorno in tavola
I cinghiali cacciati non dovranno più essere destinati all’inceneritore, ma una volta analizzati e risultati negativi potranno tornare sulle nostre tavole. Una svolta fondamentale per le centinaia di cacciatori liguri componenti delle squadre di caccia al cinghiale. Di questo hanno parlato domenica al convegno “Psa il cinghiale torna in tavola “- organizzato dal Coordinamento nazionale cacciatrici Federcaccia e ospitato della Festa della Caccia FIdC di Montoggio, in provincia di Genova – proprio il già ricordato Andrea Campanile, presidente FIdC Liguria; Marina Costa, del ministero della Salute, braccio destro del commissario per la Psa Caputo; Renata Briano, presidente del Comitato scientifico di Fondazione Una e nota blogger di cucina; Alessio Piana, Assessore al Bilancio della Regione Liguria e grande sostenitore del mondo venatorio, mentre le conclusioni sono state affidate all’onorevole Francesco Bruzzone. Ha moderato i lavori Isabella villa, responsabile del Coordinamento nazionale cacciatrici Federcaccia.
Espansione da limitare
Da parte di tutti i relatori è stata sottolineata l’importanza di cercare di limitare l’espansione della Psa, anche per evitare gravi danni al settore alimentare, la necessità di continuare a monitorare il territorio per identificare eventuali nuovi focolai di infezione e soprattutto l’impegno a incrementare l’attività di depopolamento (fonte: FIDC).