Completamente inattuata, soprattutto nell’area indenne, l’ordinanza regionale del Piemonte firmata dal presidente Alberto Cirio, approvata ormai un mese fa, per il depopolamento dei cinghiali con misure straordinarie dopo che lo scorso 6 gennaio è stato scoperto un focolaio di peste suina africana in Piemonte. E’ quanto denuncia Coldiretti Piemonte nel ricordare che l’obiettivo è di arrivare ad abbattere almeno 50 mila cinghiali. “Alla mancanza di alcune azioni propedeutiche alla funzionalità dell’ordinanza, si aggiungono posizioni inaccettabili da parte di diversi istituti venatori oltre a resistenze inspiegabili da parte di alcune Amministrazioni provinciali che stanno di fatto bloccando l’operatività.
E’ necessario, quindi, che gli Enti che, a diverso titolo hanno un ruolo attivo nell’attuazione dell’ordinanza, si assumano le proprie responsabilità e forniscano indicazioni precise rispetto alle procedure e alle modalità da adottare”, fanno notare Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale nell’inviare agli assessori regionali competenti una specifica lettera con una serie di contenuti indispensabili da realizzare con urgenza, così da dare effettivo avvio alle azioni di depopolamento, superando gli ostacoli, di diverso tipo, che si sono venuti a creare.
“Le nostre imprese, soprattutto in zona infetta e buffer, stanno subendo gli effetti delle pesanti limitazioni per cui è necessario che, quanto prima, vengano individuate le adeguate risorse regionali e nazionali per ristorarle, attraverso procedure che consentano di quantificare i danni economici e le perdite derivanti dalla riduzione dell’operatività. Sempre in quest’ottica – concludono – vanno rivisti gli impegni che le imprese devono soddisfare rispetto alle norme della Pac e del PSR per evitare sanzioni, penalità o riduzioni che andrebbero, ulteriormente, ad impattare su una situazione già difficile generata dalla Peste Suina e dagli sconvolgimenti del mercato con la guerra ucraina” (fonte: Coldiretti).