Pericolo espansione
“Il Commissario straordinario alla Psa e la Regione Toscana devono attivare con urgenza tutte le misure possibili per contrastare la peste suina africana. In particolare, il Commissario deve assolutamente permettere gli abbattimenti di cinghiali nelle zone interessate, fermi da troppi mesi. Non c’è tempo da perdere. Pensiamo a cose succederebbe se la psa si espandesse dalla Lunigiana: la provincia di Massa Carrara confina con quella di Parma, andando a Sud iniziano gli allevamenti allo stato brado della Cinta Senese, che sono a questo punto a forte rischio se l’epidemia dovesse spostarsi”. A sottolinearlo, con preoccupazione, è il presidente di Cia-Agricoltori Italiani Toscana, Valentino Berni, dopo aver incontrato responsabili regionali della Confederazione e aziende della Lunigiana.
Danni incalcolabili
In questa zona ci sono piccoli allevamenti di maiali, che sono costretti a stare fermi ed interrompere attività. “Ma se l’epidemia si espandesse -aggiunge Berni- i danni sarebbero incalcolabili, per questo è necessario prevenire anziché rincorrere la Psa”. Le aree interessate sono la zona 1 che comprende i comuni di Aulla, Bagnone, Comano, Licciana Nardi, Podenzana; Villafranca in Lunigiana; e la zona 2 che comprende i comuni di Zeri, Pontremoli, Filattiera, Mulazzo, Tresana.
Le richieste degli ultimi mesi
E l’ordinanza del commissario interessa, appunto, anche queste aree. “Come Cia -evidenzia Alberto Focacci, direttore Cia Toscana Nord- da vari mesi chiediamo abbattimenti, nella strategia di depopolamento della popolazione dei cinghiali. Strategia che è impossibile da perseguire visto che gli abbattimenti di cinghiali sono ancora oggi vietati. Chiediamo al commissario nazionale di consentire gli abbattimenti nelle zone circostante alle zone infette”. E se dovessero riprendere gli abbattimenti, c’è il problema dello smaltimenti carcasse: in questo caso è la Regione Toscana che deve potenziare il sistema di smaltimento. “Ad oggi -spiega Focacci- sono presenti due scarrabili, uno a Villafranca ed uno a Pontremoli, se dovessero ripartire gli abbattimenti non sarebbero sufficienti. Va garantita la catena della biosicurezza per lo smaltimento delle carcasse in tempi rapidi”. La Regione Toscana deve garantire il pronto smaltimento delle carcasse in regime di biosicurezza: “Anche su questo aspetto -conclude Barni- chiediamo maggiore reattività da parte della Regione, il meccanismo dello smaltimento delle carcasse per il depopolamento non deve essere intralciato, lo smaltimento dei residui deve avvenire con velocità e senza intoppi” (fonte: CIA Toscana).