Opere di recinzione
Sarà trasmesso anche ai vertici politici il resoconto del Gruppo Operativo degli Esperti (GOE) che, nell’ultimo incontro, ha analizzato la situazione epidemiologica della Peste Suina Africana e l’efficacia della strategia di contrasto. Il resoconto è pubblicato sul portale del Ministero della Salute e contiene l’analisi degli Esperti che ha portato a modificare i criteri di regionalizzazione, per restituire “credibilità” alla delimitazione, innalzando da 10 a 15 il chilometraggio. Il report evidenzia come un “insufficiente o scarso” ricorso alle opere di recinzione a cui sarebbe
dovuto seguire il depopolamento, abbia “minato l’efficacia del contenimento dell’infezione”. Ai fronti di avanzamento dei cinghiali fanno da contraltare le azioni individuate per l’Emilia Romagna da uno studio Ispra-Izsler che fa leva su depopolamenti e recinzioni e che il GOE propone di utilizzare per tutte le Regioni interessate dalla PSA. Due fronti di avanzamento dei cinghiali– Gli esperti hanno discusso della situazione epidemiologica individuando due fronti di avanzamento nella popolazione di cinghiali:
-uno a sud-est verso La Spezia e la Toscana
-uno a nord-est verso Piacenza.
Carenza di dati
In Lombardia– Oltre al riscontro della malattia nel parco del Ticino, con progressione lungo il corso del fiume in entrambe le direzioni, si evidenziano incursioni puntiformi in altre aree regionali. La distanza tra i siti di ritrovamento di questi casi riflette una certa carenza di dati di sorveglianza e scarsità di ritrovamenti di carcasse (anche se negative), in alcune zone e in particolare al confine settentrionale tra Lombardia e Piemonte. Non da ultimo, è stato segnalato che la passata epidemia di PSA nel domestico potrebbe aver determinato altri cluster di infezione. Da 10 a 15 chilometri– Gli esperti del GOE hanno convenuto sulla necessità di modificare il chilometraggio, aumentando a 15km la distanza dal caso positivo più esterno. Fino ad oggi, si considerava un raggio di 10 km dall’ultimo caso più esterno. “Tuttavia è evidente che non sempre tale ampiezza è riuscita a garantire che i successivi casi ricadessero all’interno dei limiti delle Zona di Restrizione (ZR), minando la credibilità del sistema della regionalizzazione”. La stessa Commissione europea ha chiesto all’Italia un allargamento meno minimalistico e puntuale. In seguito ai nuovi casi di Piacenza e del Ticino nel selvatico, la Commissione ha manifestato “disappunto” ritenendo che in alcune aree la fascia rappresentata dalla Zona di Restrizione 1 risultava “troppo esigua”.
Il primo caso nel Parmense
Le nuove Zone di Restrizione– Il nuovo criterio dei 15km trova applicazione immediata nelle Zone di Restrizione (ZR), in particolare nel versante est dove è stato rinvenuto il primo caso nel cinghiale in provincia di Parma (Tornolo). Il caso, oltre a destare “forte preoccupazione” determinerà l’inserimento di alcuni comuni della Regione Toscana in ZR2. Il primo caso nel parmense preoccupa perchè si colloca a 10km dagli altri casi positivi liguri e anche per la scarsità di dati di sorveglianza nelle immediate adiacenze al sito di ritrovamento. Per la ZR1 è stato approvato l’inserimento in ZR1 dei Comuni che ricadono nei 6 km dal limite della nuova ZR2. In caso di territori coinvolti per meno del 70% dal buffer, per determinare l’inserimento di un Comune nelle ZR si considerano altri criteri: presenza di aree protette, stato della carcassa, campionamenti negativi nell’ultimo mese e motivo del prelievo (segnalazione, abbattuto/cacciato o ricerca attiva) del caso positivo che ha generato la revisione.
Barriere da rafforzare
Raddoppio del prelievo e rafforzamento delle barriere artificiali esistenti– Per contrastare l’avanzamento del fronte epidemico, oltre a rivalutare i criteri per la ridefinizione delle aree di restrizione, il GOE ha proposto di estendere a tutte le Regioni interessate dalla PSA o confinanti, il modello di analisi utilizzato in Emilia Romagna- uno studio di simulazione sull’utilizzo del depopolamento, elaborato da Ispra e Izsler. Lo studio ha evidenziato le aree in cui attuare un depopolamento intensivo (area interna alle autostrade A1, A12 e A21, con termine temporale luglio 2024) e rafforzare le barriere fisiche lungo queste autostrade. Obiettivo eradicazione più lontano, azioni efficaci ancora possibili– L’onda epidemica continua ad espandersi in tutti i lati dell’attuale zona di circolazione virale, ad eccezione del versante ovest ligure dove non si registrano ulteriori casi anche grazie a un importante sforzo di abbattimento in ZR1. La malattia al momento è delimitata dall’anello autostradale Savona-Torino- Milano-Piacenza-Parma-La Spezia e solo un intervento mirato e immediato potrebbe contenerla efficacemente all’interno di questi limiti.
L’eradicazione della malattia
In un territorio così vasto, “ormai appare un obiettivo non raggiungibile nell’immediato, e probabilmente nemmeno a medio-lungo termine”- si legge nel report. Ma per gli esperti “è fondamentale attuare quanto meno una strategia di contenimento per evitare il coinvolgimento di aree del territorio italiano altamente vocate all’industria zootecnica oltreché l’avanzare della malattia verso sud attraverso la catena appenninica con il conseguente coinvolgimento di tutta la penisola”. Tuttavia, i risultati dello Studio Ispra-Izsler dimostrano che è ancora possibile attuare azioni efficaci di contenimento della malattia fino ad arrestarne l’avanzata a patto che si proceda celermente e secondo i criteri individuati (raddoppio del prelievo e rafforzamento delle barriere artificiali esistenti). Prima bozza di report epidemiologico– Per comprendere l’andamento della situazione epidemiologica, il Covepi (Centro di Referenza Nazionale per l’Epidemiologia Veterinaria) ha presentato uno schema di reportistica dei dati epidemiologici. Il report, da utilizzare con cadenza mensile, è strutturato per specifiche aree di cluster o sub-cluster e servirà a verificare la congruenza e la completezza delle attività in essere rispetto al quadro epidemiologico. Una volta finalizzato, il report sarà utilizzato dal GOE per il monitoraggio epidemiologico, la valutazione delle revisioni delle zone di restrizione. Sarà anche uno strumento di confronto con le amministrazioni per valutare i piani di eradicazione (fonte: ANMVI).