Cosa c’entrano cinghiali, colombi, gazze e cornacchie con il piano delle performance di palazzo Nievo? C’entrano, se uno degli obiettivi da raggiungere da parte degli uffici provinciali è il contenimento di queste specie per limitarne l’impatto sul territorio. Un’azione messa nero su bianco, con l’obiettivo di arrivare alla cattura oppure all’abbattimento complessivo di migliaia di esemplari. Per la polizia provinciale – che ha in capo il servizio – si tratta in realtà di fare la propria parte nell’attuazione del piano di contenimento regionale, che predispone specifiche azioni annuali contro il proliferare di queste diverse specie nelle singole aree del Veneto.
Secondo quanto previsto dalla Regione la polizia provinciale ha il ruolo di dare applicazione operativa alle attività di prelievo diretto «mediante la cattura e/o l’abbattimento» dei capi; di controllo e coordinamento di tutti i soggetti coinvolti nell’attuazione del Piano e di monitoraggio dell’impatto degli animali. Il cinghiale, si legge nel documento provinciale, «è una realtà faunistica non autoctona che si è affermata sul territorio vicentino e in altre province del Veneto nell’ultimo ventennio, favorita in alcuni casi da immissioni abusive, che sta provocando numerose problematiche»; in particolare «danneggiamento alle produzioni e alle attività agricole; degrado dei soprassuoli per escavazione; danno alle biocenosi (“sistemi”,ndr) naturali; incidenti stradali». Da qui la necessità di controllarne il numero.
Nel piano provinciale delle performance si precisa così che «i prelievi realizzati e monitorati si prevedono in circa di mille capi per l’anno 2022». E sempre nel corso dell’anno si punta all’organizzazione di «almeno 10 servizi specifici di controllo in orari serali-notturni». Il contrasto alla proliferazione è previsto anche per i colombi, con una previsione di cattura di 6 mila capi in tutto il Vicentino. I danni legati al colombo riguardano in particolare il «danneggiamento delle produzioni cerealicole; l’asportazione di alimenti da allevamenti zootecnici e da centri di lavorazione di cereali; l’imbrattamento di immobili e alimenti animali, con ricaduta sulla salute delle persone».
I “corvidi” sono legati invece al «danneggiamento di colture agricole costituite da cereali e fruttiferi e predazione su altre specie selvatiche stanziali di interesse venatorio». Anche in questo caso «al fine di contenere la presenza impattante di tali uccelli, soprattutto delle specie cornacchia grigia e gazza», è prevedibile «l’attuazione di circa 50 interventi di prelievo», con trappole specifiche e armi da fuoco. Il numero di esemplari «sarà contenuto nei limiti massimi previsti dal piano regionale di 1.500 cornacchie e 1.500 gazze» (Il Giornale di Vicenza).