E «MILANIA» SE LA PRENDE CON CHI HA ATTACCATO IL SINDACO DI MODICA: «NAZISTI»
Porta a Porta apre ai cani. Ed è polemica
Nessun veterinario tra gli ospiti, proteste della Fnovi che scrive anche al sottosegretario al Welfare
MILANO – A parte Vittorio Sgarbi, erano tutti accompagnati dal proprio amico a quattro zampe. Un cagnolone famoso, come quello con cui si è presentato Kaspar Capparoni, ovvero l’arcinoto commissario Rex dell’omonima serie tv. Un trovatello in cerca di nuova casa, come il simpatico meticcio che accompagnava il sottosegretario al Welfare, Francesca Martini. Un professionista nel proprio lavoro, come il cane da caccia dell’on. Gabriele Cimadoro.
Un campione di obbedienza, come il border collie dell’addestratore Massimo Perla. Tutti sotto i riflettori nello studio di Porta a Porta, il salotto di Bruno Vespa, che martedì ha dedicato l’intera puntata agli amici a quattro zampe. Partendo da una notizia di politica rilanciata nei giorni precedenti dalle agenzie di stampa: l’impasse nell’aula della Camera sulla ratifica della Convenzione europea per la protezione degli animali da compagnia, che introduce il divieto di maltrattamento e mutilazione dei cani sanzionandolo con il carcere.
OPINIONI TRASVERSALI – Il dibattito ha preso in considerazione questioni come il taglio della coda che Vespa ha utilizzato per riproporre l’eterno dilemma: è di destra o di sinistra? Come ci si poteva aspettare, il tema ha raccolto pareri trasversali, con la sottosegretaria Martini e il ministro del Turismo Michela Vittoria Brambilla sulla stessa linea del presidente dei Verdi, Angelo Bonelli. E quest’ultimo in contrapposizione con Cimadoro, esponente dell’opposizione al governo Berlusconi. Insomma, parlando di animali, la tradizionale distinzione tra centrodestra e centrosinistra finisce decisamente con lo stemperarsi.
«UN DISASTRO DR. VESPA» – Tra i tanti ospiti invitati dal conduttore – oltre agli esponenti politici e all’addestratore Massimo Perla c’erano esponenti delle unità cinofile della Guardia di Finanza, Sgarbi in quanto sindaco di Salemi e la cantante lirica Katia Ricciarelli – mancava però una categoria che sul tema delle mutilazioni a scopo estetico avrebbe potuto esprimere un parere autorevole: quella dei veterinari. Che all’indomani, tramite il presidente della Fnovi (la Federazione nazionale degli ordini veterinari italiani), Gaetano Penocchio, hanno preso posizione contro il modo con cui è stata gestita la vicenda. Una lettera è stata inviata alla redazione del programma e anche al sottosegretario Martini. La trasmissione di martedì sera – si legge nella nota di Penocchio, «ha visto ancora una volta l’assenza dei medici veterinari. La conclusione è lapidaria: se si voleva promuovere l’ignoranza e la superficialità, senza dare possibilità di reale informazione, il risultato è stato brillantemente raggiunto. Un disastro dr. Vespa, dovuto all’incredibile esclusione dell’unica professione competente: la nostra». Sulla questione interviene anche la dott.ssa Anna Negro, titolare del forum di Corriere.it,«Il veterinario risponde».
L’ACCUSA DI MILANIA – Nel frattempo della vicenda si è occupato anche «Milania», il «think tank» culturale milanese diretto da Alessio Aleotti che ha come garanti Piero Bassetti e Carlo Tognoli, che in un articolo intitolato «Il cane è una bestia» punta il dito contro la presa di posizione di quasi tutti gli ospiti contro il sindaco di Modica, che all’indomani dell’aggressione di un bambino da parte di un gruppo di cani randagi decise di emettere un’ordinanza che autorizzava la caccia e l’abbattimento degli animali. L’articolo evidenzia che «nello studio di Vespa si è scatenata una reazione violentissima contro il sindaco, colpevole, secondo la disumana mente di queste belve travestite da politici, di aver ordinato una mattanza di poveri animali senza rispettare tutta la complessa e onerosa procedura che la iperegolamentazione della materia avrebbe imposto». E ancora: «Quando, poi, un sedicente “tecnico” della materia ha pronunciato la sua battuta idiota sulle razze pericolose di cani: “l’unica razza pericolosa è quella umana”, tutto lo studio si è esaltato in una standing ovation». La conclusione? «In queste persone ho visto l’orrore del nazismo e della disumanità prodotta, questa volta non dall’ideologia, ma dall’ignoranza e dalla superficialità di pensiero. Almeno, la vecchia religione (con tutti i suoi difetti) postulava l’elementare differenza tra l’essere umano, custode dell’anima, e il regno animale e vegetale che, pur meritevole di rispetto, deve essere subordinato e al servizio dell’uomo. Oggi, purtroppo, la fatica di pensare rende normale sparare ai barconi di immigrati, ma non ai cani rabbiosi e assassini».