Come vi avevo promesso invierò questa lettera via e-mail ai Ministri dell’Ambiente e dell’Agricoltura, oltre che al mio Assessore Regionale con delega alla Caccia, lo farò non in qualità di europarlamentare ma da semplice cittadino cacciatore perché reputo che sia loro dovere istituzionale dare ascolto alla voce di ogni singolo cittadino.
Mi piacerebbe che ogni cacciatore italiano prendesse il mio esempio inviando questo appello al rispetto dei nostri diritti, calpestati senza motivazioni con la scusante dell’emergenza covid.
Ecco il testo della mia lettera che siete liberi di riprodurre e fare vostra. Una voce da sola si spegne velocemente, tante voci insieme diventano un eco inarrestabile, amici cacciatori facciamoci sentire!
Alla Cortese attenzione
Del Min. Sergio Costa
Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare
Del Min. Teresa Bellanova
Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali
E Dell’Assessore Regionale con Delega alla Caccia della mia Regione
Egregi tutti,
in relazione alle disposizioni governative entrate in vigore dal 6 Novembre con l’ultimo DPCM, chiediamo revisioni e chiarimenti in base al divieto e limitazioni alla caccia, imposti nelle zone rosse e arancioni. Se dalla lettura del Dpcm è chiaro che in zona gialla la caccia è possibile senza particolari limitazioni, non è ancora stato chiarito con quali limitazioni territoriali si può cacciare nelle zone arancioni e perché nelle zone rosse, dove ne è previsto il divieto, la caccia non sia equiparabile alle altre attività sportive individuali che si possono svolgere all’aria aperta? Nelle zone rosse vigono infatti restrizioni più ampie e gravi rispetto alle altre zone, ma anche limitate eccezioni come indicato nell’art 3 comma 4 del DPCM del 3 Novembre 2020 “ E’ consentito svolgere attività motoria individualmente in prossimità della propria abitazione purchè comunque nel rispetto della distanza di almeno un metro da ogni altra persona e con l’obbligo di utilizzo di dispositivi di protezione delle vie respiratorie; è altresì consentito lo svolgimento di attività sportiva esclusivamente all’aperto e in forma individuale.” Perché la “Caccia” quale sport praticato esclusivamente all’aria aperta, dove il distanziamento sociale è estremamente maggiore, per necessità, da quello imposto dal DPCM, viene esclusa dall’elenco degli sport all’aria aperta praticabili? L’attività venatoria non rappresenta semplicemente uno sport, ma come sottolineato dalla stessa Coldiretti, risulta essere essenziale per l’ambiente, per il contenimento della proliferazione di fauna selvatica, causa di tanti danni all’agricoltura e alle persone. Perché vengono imposte queste restrizioni quando l’attività venatoria rientra perfettamente nell’elenco delle attività esercitabili? Inoltre, perché in regioni definite “zona rossa”, è possibile praticare la raccolta dei tartufi e non la caccia considerando le identiche condizioni in cui si svolgono queste attività? Talvolta queste restrizioni sembrano essere frutto non di una convinzione scientifica, bensì puramente ideologica, a discapito non solo della caccia e dei cacciatori, ma anche di altre categorie coinvolte. È realmente difficile comprendere la motivazione per la quale l’attività venatoria viene concessa in una regione e vietata in un’altra, quando il contesto di svolgimento è il medesimo. Senz’altro le nostre istituzioni sono particolarmente attente alla salute degli animali, in vista di questo, si è pensato alle condizioni non di certo piacevoli in cui si trovano i cani dei cacciatori, senza poter andare a caccia o semplicemente a passeggio per boschi? Per caso esistono animali d’importanza maggiore rispetto ad altri, o tutti devono essere tutelati a seconda delle esigenze? Convinti che non esistano concrete giustificazioni alle limitazioni imposte, chiediamo la riapertura della caccia nelle zone rosse e la possibilità di spostarsi nel comune degli ATC a cui si è iscritti, pur con tutte le dovute precauzioni e con il massimo rispetto delle regole, in quanto questa restrizione è una palese discriminazione della nostra categoria, e rischia di generare un danno economico e ambientale non indifferente, al settore agricolo e alle innumerevoli attività legate al mondo venatorio, come armerie e riserve, che pur potendo rimanere aperte hanno visto la loro utenza azzerata da questi provvedimenti. Il mondo venatorio vive di regole e le rispetta anche quando le trova profondamente ingiuste, ma alla consapevolezza dei nostri doveri fa seguito la voglia di lottare per i nostri diritti, oggi violati senza motivazioni; in questo momento di tragica emergenza scegliamo questa lettera per manifestare il nostro malcontento in attesa di poter far sentire la nostra voce nelle piazze e fuori dai vostri palazzi.
Cacciatore e cittadino italiano