Accordo tra agricoltori e ambientalisti in Piemonte contro l’attività venatoria, considerata dannosa e inutile per risolvere il problema cinghiali: è avvenuto due giorni fa al “Tavolo Animali&Ambiente”. “Durante l’incontro – scrive sul suo profilo Facebook Giorgio Bertola, consigliere regionale – è stato approvato un manifesto e le parti intervenute hanno convenuto che le soluzioni cruente basate sull’abbattimento e affidate ai cacciatori non si sono mai dimostrate efficaci, oltre che eticamente inaccettabili. Un accordo storico, a cui dovranno seguire, velocemente dei cambiamenti nella gestione di questa problematica da parte chi amministra il Piemonte: fino ad oggi invece la Giunta Cirio si è dimostrata molto inadeguata nel dare risposte, facendo sempre gli interessi dei cacciatori.“
Il manifesto in cinque punti stabilisce che:
– La riduzione numerica dei cinghiali deve essere affidata ad enti pubblici e non ai cacciatori, che non hanno nessun interesse a vedere ridotto il numero di questi animali.
– L’agricoltore ha diritto a raccogliere ciò che semina. Alle calamità naturali non si devono aggiungere i danni prodotti dal mondo venatorio.
– L’attività venatoria non è di alcun vantaggio per l’agricoltura, anzi spesso è anche di ostacolo sviluppare economie locali ecologicamente compatibili. L’agricoltore ha il diritto di poter escludere dai propri fondi coloro che ritiene possano essergli causa di danni, per cui si chiede al legislatore di superare la deroga pro caccia che permette ai cacciatori di accedere ai fondi privati contro il volere del proprietario.
– No alla realizzazione di una filiera della carne di cinghiale, questa ipotesi determinerebbe unicamente il peggioramento della situazione attuale.
– Il futuro dell’attività agricola sarà sempre più improntato a produzioni ecologicamente sostenibili e rispettose dell’ambiente (Targatocn).