L’Ufficio Avifauna Migratoria FIDC ha condotto nel 2018 un’inchiesta presso gli Ambiti Territoriali di Caccia e i Comprensori Alpini italiani, per conoscere i miglioramenti sugli habitat compiuti nei territori di competenza, che oltre alle specie selvatiche in generale, abbiano un riflesso positivo specifico per la tortora selvatica. Il primo obiettivo del Piano Internazionale su questa specie, approvato nel maggio scorso dalla Commissione Europea, è infatti il ripristino e il mantenimento degli habitat idonei alla specie, la cui perdita o il degrado sono le prime cause del declino osservato in Europa, in particolare occidentale.
La legge 157 del 1992 e le leggi regionali conseguenti prescrivono agli ATC il compito d’investire sugli ambienti naturali impegnando risorse economiche derivanti dalle quote d’iscrizione dei cacciatori agli Ambiti stessi, oppure con un ristorno delle tasse sulla caccia da parte delle regioni. Si tratta quindi d’interventi realizzati interamente con i soldi dei cacciatori e grazie all’iniziativa di questi. A oggi non è disponibile una visione d’insieme che dia l’idea dell’estensione di questi interventi e dell’entità dell’investimento a livello nazionale. I primi dati sono quindi disponibili grazie a un’iniziativa presa dalla FIDC, che proseguirà e sarà ampliata nei prossimi anni. La ricerca si è svolta attraverso un questionario inviato a 212 tra ATC e CA.
A fronte di una percentuale di risposta non soddisfacente, per chi lo ha fatto ben l’84% effettua miglioramenti ambientali in generale e il 77,4% di questi favoriscono anche la tortora e hanno interessato un totale di 990 ettari con un investimento totale vicino ai 400mila euro. Gli interventi consistono in rilascio di colture a perdere e mantenimento di stoppie di cereali per la stagione estivo-autunnale. Circa il 47% degli interventi è stato svolto su territorio libero e almeno il 25% è relativo a interventi su territorio a divieto di caccia. Resta fuori dalle percentuali il territorio per il quale non è stato specificato se gli interventi hanno interessato zone libere o a divieto.
Pur essendo una stima molto parziale si può ritenere con ragionevole certezza che questi dati rappresentino solo la punta dell’iceberg di un impegno ben maggiore svolto dal mondo venatorio a favore dell’ambiente e, di conseguenza, delle specie selvatiche. Questo risultato è stato inviato alla FACE, la Federazione che riunisce le associazioni venatorie europee, per un inoltro alla Commissione Europea, e si attende un segnale da Ministero dell’Ambiente per il Piano di Gestione Nazionale sulla tortora, in cui queste informazioni sarebbero molto utili.