Il focolaio principale
Da oltre due anni il nostro Paese è costretto a convivere con la PSA, ormai presente in ampie zone con quattro focolai attivi che interessano il territorio di ben 9 Regioni. Il focolaio principale si è sviluppato intorno al primo caso nazionale nelle regioni Piemonte, Liguria, Emilia-Romagna e Lombardia lambendo la Toscana. Le principali novità normative a livello nazionale sono rappresentate dall’Ordinanza nazionale 2/2024 e dal “Decreto Agricoltura”, mentre a livello regionale è stato emanato la DGR 2186 del 15/04/2024 “Piano di gestione, controllo ed eradicazione della peste suina africana (PSA) in Regione Lombardia”.
Controllo faunistico
L’ordinanza 2/2024 pur riprendendo molte delle misure già esistenti, introduce alcune modifiche significative. Per la zona II rimane il divieto di caccia in gruppi superiori a tre persone o con più di tre cani per cacciatore o gruppo di cacciatori. Il controllo del cinghiale è consentito solo come “controllo faunistico”, mentre le altre forme di caccia restano permesse purché rispettino i protocolli di biosicurezza. Nella zona I la caccia al cinghiale è incoraggiata con l’obiettivo di ridurre il numero di capi, mentre le altre attività venatorie sono permesse senza particolari restrizioni, compreso l’uso di cani per l’addestramento. Con la nuova ordinanza è possibile autorizzare l’autoconsumo dei cinghiali abbattuti in Zona di Restrizione II, a condizione che gli animali siano risultati negativi al virus della PSA e seguendo specifiche misure di biosicurezza nella gestione delle carcasse. Gli interventi nei parchi naturali, nelle riserve naturali e nelle altre aree protette possono essere effettuati dal personale incaricato dall’ente e dai bioregolatori, come indicato all’articolo 16.
Il Decreto Agricoltura
Nuove misure urgenti sono state introdotte anche dal Decreto-legge 63/2024, noto come “Decreto Agricoltura”. A causa della “straordinaria necessità e urgenza” di fronteggiare la PSA, il decreto prevede risorse finanziarie aggiuntive, il coinvolgimento della Protezione Civile e delle Forze Armate, e l’attribuzione di funzioni di agenti di pubblica sicurezza al personale dei GOT. Per prevenire e gestire i rischi per la salute pubblica derivanti dalla diffusione della PSA, sono impiegati anche 177 uomini delle Forze armate che, dopo aver seguito corsi di formazione specifici e utilizzando attrezzature adeguate, potranno intervenire sotto il coordinamento del Commissario straordinario della PSA anche per attività di abbattimento. Il piano regionale prevede una serie di azioni mirate sia alla gestione della specie cinghiale che alla sorveglianza e controllo degli allevamenti suini, nelle zone sottoposte a restrizione per PSA e anche nei territori indenni da questa malattia, come la Provincia di Brescia. In questi territori le attività strategiche si basano sulla sorveglianza passiva strutturata nei selvatici e nei suini allevati, con una puntuale applicazione e verifica delle misure di biosicurezza negli allevamenti suinicoli e con una politica faunistica di massima riduzione della densità della specie cinghiale, anche alla luce dei “Distretti suinicoli”, definiti dalla DGR stessa.
Un prima e un dopo PSA
Questi provvedimenti di recente introduzione rappresentano un passo significativo nella gestione PSA, cercando di bilanciare la necessità di contenere l’epidemia con le esigenze e le preoccupazioni delle comunità locali. Gli effetti e i risultati concreti di questa nuova impalcatura normativa oggi sono difficile da ipotizzare. Nel DL Agricoltura è previsto l’ingaggio di 177 militari per le operazioni di contrasto alla PSA tra cui gli abbattimenti. L’esperienza venatoria, la conoscenza del territorio, della biologia degli animali, delle loro abitudini sono solo un elemento accessorio per poter insidiare il re dei boschi, la nostra bestia nera? Nella consapevolezza che “c’è un prima e un dopo la PSA”, e che nelle zone colpite si vive una nuova forma di gestione del cinghiale, non smetteremo mai di ribadire che noi ci siamo, ma per poter essere concretamente efficaci le istituzioni devono metterci nelle condizioni di poterlo fare (fonte: FIDC Brescia).