Zone di restrizione
«Difficile, anzi impossibile, passare ai fatti in materia di contenimento della peste suina africana. Nelle zone di restrizione del Piacentino siamo fermi: non si può applicare l’ordinanza n.5/2023 del Commissario straordinario alla PSA perché mancano le attrezzature necessarie». Lo sostiene Confagricoltura Emilia Romagna che in una missiva indirizzata alla Regione formula precise richieste di intervento al fine di tutelare il patrimonio suinicolo regionale.
Impossibilità a procedere
«Gli Ambiti territoriali di caccia-ATC lamentano l’impossibilità a procedere con l’abbattimento dei cinghiali perché non sono presenti stabilimenti di trasformazione in zona I e II come previsto nell’ordinanza (art. 3 comma ix. e 4 comma iv.), e segnalano soprattutto – si legge sempre nella lettera – la mancanza di attrezzature quali celle frigo per la conservazione delle carcasse come espressamente indicato nell’allegato 1». Va detto peraltro che spetta al Servizio Sanitario Regionale sopperire a tali inefficienze strutturali.
L’esempio delle regioni vicine
Pertanto Confagricoltura Emilia Romagna chiede l’intervento tempestivo delle Autorità competenti locali-ACL affinché il territorio sia dotato delle attrezzature necessarie ad avviare le operazioni di cattura per il depopolamento dei cinghiali, ai sensi dell’ordinanza. Auspica inoltre l’eventuale definizione di accordi con ditte specializzate nello smaltimento delle carcasse. Ritiene poi indispensabile seguire l’esempio delle Regioni vicine, Piemonte e Lombardia, che hanno già incaricato squadre di professionisti per l’attività di abbattimento ottenendo risultati molto positivi in aree critiche, in special modo nel Pavese. «Una volta raggiunta la piena operatività del sistema di contenimento dell’infezione – conclude l’organizzazione agricola – sarà fondamentale il ruolo dei gestori degli ATC, la loro azione per portare a compimento gli obiettivi del Piano redatto dal Commissario straordinario alla Psa» (fonte: Confagricoltura).