L’attivazione della filiera
“Venga previsto un contributo specifico per le attività di controllo e gestione dei cinghiali nei quattro distretti suinicoli individuati dalla Regione Veneto: Alto Veronese, Basso Veronese, Colli Euganei-Basso Vicentino, Veneto centro”. Si tratta di una delle proposte che Cia-Agricoltori Italiani Veneto ha illustrato in occasione di un incontro, che si è tenuto nei giorni scorsi a Venezia, fra le organizzazioni professionali e le associazioni venatorie al fine di scongiurare l’avvento della peste suina africana in Veneto (i cinghiali rappresentano il principale vettore di trasmissione del virus). La seconda è l’attivazione di una filiera di commercializzazione dei capi catturati. Accertati diversi focolai fra Piemonte, Lombardia e Emilia Romagna.
Un contributo adeguato
“Non dobbiamo farci trovare impreparati qualora giungesse nella nostra Regione -sottolinea Cia Veneto-. In questo momento siamo chiamati a portare avanti un programma di contenimento ad hoc degli ungulati, anche attraverso un adeguato contributo relativamente a tutte le attività di controllo”. Ovvero, va pienamente attuata la DGR del 14 giugno 2022 denominata Piano regionale di interventi urgenti per la gestione, il controllo e l’eradicazione della psa nei suini d’allevamento e nei cinghiali a vita libera”.
La figura del bioregolatore
“Accogliamo in maniera positiva -commenta il direttore di Cia Veneto, Maurizio Antonini- la nomina di Oscar Da Rold quale nuovo coordinatore regionale per attuare interventi urgenti per il contenimento dei cinghiali”. Non solo. La Giunta regionale ha approvato un’ulteriore delibera, la numero 857 del 16 luglio 2024, che indica ulteriori linee operative. Fra queste, l’istituzione della figura del ‘bioregolatore’, cioè un selecontrollore tenuto a presidiare le operazioni di gestione delle carcasse secondo i crismi della massima sicurezza.
La presenza dei cinghiali
“Occorre, inoltre, facilitare e accelerare i tempi di intervento -aggiunge il direttore-. Quando arrivano delle segnalazioni in termini di presenza di cinghiali in una determinata area, bisogna passare immediatamente all’azione”. Per quanto riguarda i selecontrollori stessi, l’ultima DGR prevede “per i proprietari o conduttori di fondi agricoli la priorità rispetto alla formazione e al rilascio delle abilitazioni rivolte. Tutte le azioni che vanno nella direzione della salvaguardia del comparto suinicolo veneto sono da adottare senza se e senza ma”.
Il valore del settore
Oggi, in Veneto, il settore vale oltre 90 milioni di euro all’anno, per un totale di 1.522 allevamenti professionali e 681.763 capi (dati Veneto Agricoltura). Le province maggiormente vocate sono quelle di Verona (43%), Treviso (18%) e Padova (15%). In caso di avvento della psa, Cia Veneto prevede delle perdite di oltre il 10% del fatturato complessivo, ovvero almeno 10 milioni di euro in dodici mesi. “E si tratta di una stima al ribasso -conclude Antonini-. Andrebbe fortemente in crisi tutta la filiera del Prosciutto Veneto Dop, con impatti più che negativi sul tessuto economico-sociale. Ecco perché il virus va contrastato fin d’ora con ogni mezzo, nonostante non via sia alcuna emergenza a livello regionale” (fonte: CIA).