La peste suina comincia a diffondersi anche in Italia. Per ora è interessata principalmente l’area appenninica fra Piemonte e Liguria, ma le autorità provinciali hanno messo in allerta i cacciatori delle zone a maggiore diffusione nel territorio trentino. E non c’è dubbio che la valle del Chiese sia fra le candidate all’ingresso dell’epidemia, non fosse altro per l’alta concentrazione di cinghiali. «Serve un controllo deciso», dichiarano all’Associazione cacciatori, là dove per controllo si intende, con termine gentile, abbattimenti.
La settimana scorsa i membri della riserva di Storo hanno dato vita ad un’assemblea piuttosto vivace, nella quale più d’uno si è lamentato per l’ordine perentorio di abbattimento. «Ma come?», ha sbottato qualcuno, «ne abbiamo abbattuti più di 150 l’anno scorso, facendo un ottimo lavoro e dimostrando che siamo sul pezzo. Non si dirà che non siamo attenti!». «E’ vero – ammette l’assessore alle foreste, caccia e pesca del Comune di Storo Massimiliano Luzzani – ci sono stati brontolii, ma poi, all’atto pratico, l’assemblea ha deciso di fare quattro uscite straordinarie. Già alla prima uscita c’è stata un’adesione notevole, tant’è che sono stati abbattuti quindici animali. La seconda uscita è prevista per stasera (ieri per chi legge, ndr), poi altre due saranno programmate per la settimana prossima.
Questo per le uscite straordinarie. Ma poi si vorrebbe continuare con un controllo ordinario, previo accordo con l’Associazione cacciatori del Trentino». Ordinario (per dirla in soldoni) significa stare in postazione fino a due ore dopo il tramonto, non fino all’una di notte come per lo straordinario. Dici cinghiali e ti imbatti immediatamente nei danni ai prati in quota. «Mettiamo un po’ d’ordine», ammonisce Luzzani. «In questo momento i danni non sono così rilevanti. Quanto alla peste suina, qui non è ancora arrivata, anche se prima o poi potrebbe arrivare. Teniamo conto che è partita dall’Europa orientale, è passata dalla Germania e dal Belgio e ora è sull’Appennino. Diciamo che si sta facendo un’azione di prevenzione su tutto il territorio della valle».
Prima della peste ci sono i danni: danni freschi anche nei territori di Pieve di Bono-Prezzo e di Castel Condino (altopiano di Boniprati). «Boniprati? Magari fosse solo lì! Ormai sono arrivati quasi in paese», esclama Stefano Bagozzi, sindaco di Castel Condino.Eh, diavolo, non saremo mica come a Roma! Non sorride Bagozzi: «Sopra casa mia, quando si taglia l’erba sembra che sia passato l’escavatore. Che il problema vada risolto lo abbiamo già chiesto più volte ai Forestali. Io spero che si intervenga, perché se va avanti così si scoraggia chi ha orti o prati in montagna».
Della caccia al cinghiale in valle del Chiese si parla da trent’anni: da quando ci fu l’immissione abusiva di alcuni esemplari, che hanno fatto in fretta a creare una dinastia. D’altronde quando una femmina partorisce otto o nove piccoli alla volta, si capisce che la tribù aumenta in fretta. Ora, forse, a dare un impulso più deciso del solito c’è il previsto (e temuto) arrivo della peste suina, che fa paura soprattutto perché il contagio potrebbe estendersi dal cinghiale al maiale, creando danni economici incalcolabili. Problema globale: nel Chiese si cerca di rispondere con l’azione locale (L’Adige).