“La peste suina richiede tempestività di interventi anche di valenza infrastrutturale. Il ritrovamento di un cinghiale infetto a Roma, in zona di divieto di caccia – rispetto al quale occorre che vengano fugati immediatamente sospetti di ecoterrorismo – conferma l’eventualità che il virus possa colpire ogni parte del Paese. Per questo è necessario che accanto alle misure emergenziali di prevenzione di ordine veterinario vengano delimitate le aree colpite con recinzioni che impediscano ai cinghiali di spostarsi liberamente, così come proposto dal Comitato tecnico.
In altre parti d’Europa ciò già avviene ed è stato applicato con successo. Nel caso di Roma tale operazione sarebbe facilitata dal fatto che il cinghiale infetto sia stato rinvenuto all’interno del Grande Raccordo Anulare, dove già sono presenti ampi tratti di territorio recintato. Si tratta di completare l’opera. Come già avvenuto nel Nord dell’Italia, Federcaccia ha dato la piena disponibilità delle proprie guardie volontarie, degli operatori e dei propri iscritti per il presidio del territorio, per i monitoraggi e a essere d’ausilio alle autorità preposte nella gestione della specie cinghiale.
Prima dell’interesse specifico è per noi importante l’interesse generale del Paese, sia a tutela della salute pubblica che sul fronte delle produzioni e dell’economia”. Così il Presidente nazionale Federcaccia Massimo Buconi ha commentato il caso di peste suina africana (PSA) a Roma (fonte: Federcaccia).