Conservazione e Gestione della Pernice Bianca: A Trento sala gremita ed incontro all’insegna dell’alto profilo scientifico, plauso anche dagli animalisti.
Il convegno dedicato alla Gestione e conservazione della Pernice bianca sull’Arco alpino, che si è tenuto stamattina a Trento, ha colto in pieno gli obbiettivi che l’Associazione Cacciatori Trentini si era data organizzandolo: aprire un confronto sulla conservazione della pernice bianca partendo da fondati e riconosciuti dati scientifici.
E così è stato. Con la sala di rappresentanza del Palazzo della Regione letteralmente gremita di cacciatori, ma anche di ricercatori e tecnici faunistici venuti da un po’ tutte le province del Nord Italia, richiamati dall’interesse che la tematica riveste in ambito naturalistico e dal prestigio dei relatori. Che non hanno tradito le aspettative.
Condensando al massimo il contenuto dei contributi scientifici, portati un po’ da tutti i versanti delle Alpi, la situazione è questa: la pernice bianca – una specie tipica della tundra artica, dall’Alaska alla Scandinavia, presente anche sulle Alpi come “relitto glaciale” – non corre alcun rischio a livello mondiale. Ma le popolazioni delle zona marginali di diffusione, come appunto le Alpi e i Pirenei, sono in declino da diversi decenni.
Le cause? Molteplici. A partire dai mutamenti climatici, che riducono drasticamente l’habitat favorevole alla specie; insieme alla predazione (corvidi e volpi possono incidere molto) e alle attività umane: antropizzazione in quota, piste da sci, trekking e scialpinismo e… ovviamente anche il prelievo venatorio, se si fa.
Il problema non sta quindi solo nella caccia. “La nostra preoccupazione principale – chiarisce Gianpaolo Sassudelli, presidente dell’Associazione Cacciatori Trentini – è proprio questa: che si decida di chiudere la caccia (che oggi in Trentino è già sospesa e negli ultimi anni riguardava un numero simbolico di soggetti) pensando di risolvere il problema. E poi, salvata la coscienza con un provvedimento a costo zero, ci si dimentichi delle pernici, come è già successo per altre specie. Invece l’attenzione, non solo quella dei cacciatori, deve rimanere alta. E le scelte strategiche si devono fare sulla base di conoscenze scientifiche”.
Un punto di vista condiviso da Gianluca Dall’Olio, Presidente della Federazione Italiana della Caccia, che ha definito i cacciatori trentini (così come quelli di Bolzano) una punta di diamante nel mondo venatorio italiano: “perché esprimono competenze, responsabilità e sensibilità alla conservazione dell’ambiente che andrebbero emulate nel resto del Paese”.
Ma al convegno erano presenti anche le associazioni ambientaliste, come WWF e Legambiente. Maddalena Di Tolla Deflorian, presidente di Legambiente Trento, è intervenuta complimentandosi con i cacciatori per la qualità dell’iniziativa e il tipo di approccio riflessivo e ponderato che hanno scelto.
Insomma, tutti d’accordo sul fatto che questo splendido volatile merita un’attenzione davvero speciale. Un’attenzione che – come ha efficacemente sintetizzato il moderatore Romano Masé, dirigente generale Dipartimento Risorse Forestali e Montane della Provincia Autonoma di Trento – per contribuire concretamente a conservare la pernice bianca, deve passare attraverso un percorso condiviso e basato su alcuni punti essenziali: ricerca scientifica, monitoraggio costante delle popolazioni, responsabilità (e disciplina) in tutte le attività umane che producono effetti sulla specie. Per elaborare scelte gestionali da modulare nel tempo, compresa l’eventualità di un prelievo venatorio conservativo.
Una soluzione pienamente condivisa dai cacciatori che – secondo le parole del presidente Sassudelli – per salvare la bianca accettano di buon grado anche di non cacciarla, ma solo se questa decisione è presa anno dopo anno, sulla base delle consistenze accertate; restando disponibili a continuare le gravose attività di monitoraggio (che ogni anno impegnano circa 90 cacciatori volontari e 150 cani per diverse giornate) e mettendo a disposizione della Fondazione Mach tutti i capi eventualmente prelevati in futuro, per il miglior proseguimento degli studi genetici già in corso nei laboratori di San Michele all’Adige.
I CONTRIBUTI SCIENTIFICI IN PILLOLE
• Ruggero Giovannini (Servizio Foreste e Fauna della Provincia autonoma di Trento) ha introdotto i lavori con una relazione sullo status e sulla gestione della pernice bianca in Trentino.
• Claude Novoa (Office National de la Chasse et de la Faune Sauvage, Prades, Francia) ha parlato della demografia e regolamentazione del prelievo venatorio della pernice bianca sulle Alpi e sui Pirenei francesi.
• Niklaus Zbinden (Stazione ornitologica svizzera, Sempach, Svizzera) ha descritto la situazione della pernice bianca in Svizzera e le strategie di conservazione attuate.
• Barbara Crestanello (Fondazione Edmund Mach, S. Michele all’Adige, Trento) ha riportato i risultati finora ottenuti dal Progetto di ricerca ACESAP che indaga sulla genetica della pernice bianca.
• Luca Rotelli (Albert-Ludwigs-Universität Freiburg, Germania) ha spiegato le tecniche di censimento e monitoraggio primaverile ed estivo della specie.
• Angelo Lasagna (Regione Autonoma Valle d’Aosta – Direzione Flora Fauna Caccia e Pesca, Aosta) ha informato sulla gestione faunistico venatoria della pernice bianca in Valle d’Aosta e su alcune tecnologie innovative applicate alla ricerca sul campo.