Nel corso della giornata di ieri, mercoledì 21 dicembre 2017, il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio si è pronunciato sul ricorso presentato da un uomo contro la Questura di Roma e il Ministero dell’Interno. In pratica, a questa persona era stata revocata la licenza di caccia, oltre all’obbligo di rispettare il divieto di detenere armi e munizioni. I due provvedimenti sono scaturiti in seguito agli esposti presentati nel 2009 dal padre del cacciatore, il quale si era lamentato del fatto che il figlio fosse minaccioso e aggressivo con i genitori, al limite dello scontro fisico.
I ricorsi sono stati giudicati infondati dal TAR laziale. In effetti, il possesso delle armi è stato legato al rischio di commettere illeciti che hanno a che fare con il possesso delle stesse. Per la revoca della licenza, dunque, non serve un vero e proprio abuso, ma è sufficiente lo scarso affidamento della persona.
La situazione conflittuale di questa famiglia non è stata sottovalutata, come confermato dalla giurisprudenza in altre occasioni identiche. Le minacce e le aggressioni hanno convinto i giudici del potenziale abuso delle armi. La Sezione Prima Ter del Tribunale Amministrativo Regionale ha quindi dato ragione alla Questura capitolina per la revoca della licenza del porto di fucile e al Ministero dell’Interno per quel che riguarda la detenzione di armi e munizioni.