A Siena si è svolto il convegno promosso dall’Ente Produttori Selvaggina sul nuovo piano faunistico venatorio della Toscana. Come sottolineato dalla CCT, il tema è fondamentale e sono emersi diversi problemi per quel che riguarda la gestione attuale. Per la confederazione, la soluzione si trova con una buona pianificazione territoriale, stabilendo criteri e indirizzi. Il dottor Galdino Cartoni ha approfondito le aspettative delle aziende faunistiche e agrituristico venatorie, mentre il professor Marco Apollonio ha sviluppato i temi della gestione degli ungulati e i rapporti con le attività dell’uomo.
La voce degli Ambiti Territoriali di Caccia si è sentita con il coordinatore regionale Roberto Vivarelli, secondo cui bisogna ripensare la governance dei comitati di gestione. Il punto di vista dei cacciatori è stato rappresentato da Marco Romagnoli, segretario regionale della CCT, associazione che comprende il 60% dei cacciatori regionali. Sono stati ripresi alcuni temi urgenti, nello specifico:
– Affrontare, ripensare ed innovare la governance istituzionale sulla caccia;
– Ripensare il ruolo e le funzioni dell’ATC sviluppando gli strumenti di confronto anche a livello locale per far si che il nuovo Piano rappresenti il frutto del confronto e del coinvolgimento del territorio e delle varie istanze e proposte espresse.
– Criteri univoci sulla nuova pianificazione e ferma opposizione a procedure “stralcio” poiché il territorio è da considerarsi un “unicum” su cui armonizzare le singole azioni. Azioni che dovranno vedere coinvolti i vari enti gestori (Regione, ATC, Parchi, AFV e AAVV)
– Risorse ed investimenti pubblici per la gestione faunistica
– Un diverso approccio al tema degli ungulati ritenuta ormai esaurita l’esperienza della Legge Obiettivo n.10/2016
– Affrontare la crisi della piccola selvaggina stanziale con strumenti nuovi (Distretti per la stanziale, miglioramenti ambientali, rilancio qualitativo degli istituti faunistici.
– La migratoria: dati e scienza a difesa dei calendari venatori
– Una nuova gestione del comparto danni provocati dalla fauna selvatica alle produzioni agricole
Infine il segretario Romagnoli ha voluto anche richiamare l’attenzione sul rapporto con ISPRA e sulla necessità che la Regione riattivi e valorizzi altri riferimenti scientifici quali il CIRSEMAF e le Università per rafforzare l’autonomia decisionale e legislativa della regione contrastando le pulsioni centraliste del Ministero dell’Ambiente in materia di caccia.