Una stagione particolare
Dopo il periodo della migrazione, le specie migratrici a corto raggio tendono a soffermarsi nei territori per passare la brutta stagione in cerca di riparo e nutrimento. Così avviene da sempre anche nel nostro paese, dove siamo abituati ad osservarle in modo più o meno consistente. Dicembre e gennaio sono considerati a livello ornitologico il periodo di svernamento e dopo un 2022 che si è confermato il più caldo mai registrato in Italia con anomalie più evidenti nel nord-ovest, l’ultimo mese dell’anno non è stato da meno e i dati raccolti hanno evidenziato le varie anomalie riscontrate soprattutto al sud che, secondo gli esperti, sono preoccupanti. Infatti al nord alcune precipitazioni nevose, la copertura nuvolosa, l’aria fredda proveniente dal nord Europa a inizio mese hanno mantenuto comunque le temperature più basse, mentre al sud il sole è stato il vero protagonista. Così il mese di dicembre 2022 si classifica tra i più caldi di sempre sul territorio italiano. Con la speranza di rientrare nella normalità, gennaio 2023 si apre con un tempo mite e piovoso, poi più freddo nell’ultima parte del mese.
Le piogge degli scorsi mesi
Dal punto di vista delle precipitazioni, è stato un mese piuttosto piovoso soprattutto dalla seconda decade in particolare al sud, sui settori adriatici e in Sardegna, mentre al nord-ovest, in particolare in Piemonte, sull’arco alpino e sul settore ionico della Sicilia, si è imposto un deficit pluviometrico. In tema ornitologico, se la precedente stagione invernale 21-22 è stata carente del numero di individui per ogni specie che svernano sulla nostra penisola, quella appena conclusa per molte ha dimostrato un peggioramento della situazione. Nei grandi turdidi la Cesena, che si era notata all’inizio della migrazione autunnale in buon numero, si è fermata nei territori compresi tra l’alta collina e la montagna, snobbando così la pianura molto probabilmente per via delle temperature miti e della buona presenza di pastura che non ha invogliato la specie a grossi spostamenti verso zone più basse. Ciò ha giovato agli osservatori posti sui rilievi, che hanno goduto di alcune giornate con la presenza di piccoli contingenti, senza però numeri eclatanti.
Le specie protagoniste
Contrariamente alla Cesena, il Tordo sassello unitamente al Frosone, come lo scorso anno, hanno replicato la loro scarsa presenza, cui però quest’anno si è aggiunta in modo evidente l’assenza della Peppola. Se i due fringillidi non sono stati visti in gran parte del paese il sassello ha fatto comparsa con piccoli gruppetti solo in sporadiche zone. Le uniche specie protagoniste sono state Colombaccio, Lucherino e Fringuello che si sono notate in modo uniforme e ottimale sul territorio. E che dire della regina dei boschi? Secondo le testimonianze, dopo un buon passo tra ottobre e novembre e qualche osservazione nella prima decade di dicembre, sembra che la carenza di precipitazioni in particolare al nord e un inverno mite non abbiano più favorito buoni incontri. Tra i passeriformi, va ricordato che sia le varie Cince, che Pettirosso e Passera scopaiola hanno mantenuto una buona presenza nei parchi e negli ambienti boschivi, mentre in campagna Pispola e Allodola con il Fanello sono comparsi in numero discreto. Molto localizzata la presenza di Storno, Merlo e Tordela.
La presenza dei corvidi
Per il secondo anno consecutivo gli Spioncelli non hanno entusiasmato. Inutile sottolineare l’onnipresenza dei corvidi in ogni ambiente. Tra gli acquatici, buona come sempre la presenza del Germano reale, della Gallinella d’acqua e degli ardeidi in generale, così come per l’Alzavola e, in modo più discreto, del Beccaccino. Purtroppo secondo analisi effettuate e studi in atto dagli esperti per ora va sottolineato come in un contesto meteorologico tendente all’innalzamento delle temperature medie non ci si possa aspettare altro che i migratori a corto raggio rimangano nei siti di nidificazione o svernino in territori molto adiacenti, arrivando così a trascurare i territori posti a latitudini più basse dove, da sempre, siamo abituati a osservarli. Solo il corso del tempo e l’evolversi delle stagioni daranno la risposta a questi mutamenti naturali ricchi di incognite. (Walter Sassi-ANUU).