La primavera si sta avvicinando velocemente e con l’arrivo delle temperature più calde è necessario controllare ancora meglio la salute dei cani. Gli ausiliari da caccia sono meno impiegati durante l’attività venatoria, ma non mancano le occasioni di vederli all’opera, soprattutto in occasione delle frequenti prove cinofile su selvaggina. Una delle patologie da approfondire per non farsi trovare impreparati è la cosiddetta parvovirosi, nota anche come gastroenterite infettiva. La patologia è causata dal Parvovirus canino e colpisce soprattutto cuccioli immunodepressi o non vaccinati. È una malattia molto grave che dà vomito, diarrea anche emorragica, forte abbattimento e disidratazione. Spesso nei cuccioli più deboli può portare a morte per insufficienza multiorganica.
Cos’è la Parvovirosi
Nota come gastroenterite virale, la malattia è particolarmente temuta dai padroni dei cani perché appunto ha origine virale ed è molto contagiosa.
La malattia nota anche come parvovirus canino è comparsa per la prima volta nella seconda metà degli anni ’70 del secolo scorso e si è diffusa soprattutto tra i cani domestici in Europa.
A seguito di questa diffusione, si generò un’epidemia di miocardite e gastroenterite che si diffuse tra i cani di tutto il mondo
Tra i più colpiti dalla patologia ci sono i cuccioli. A differenza dei cani adulti, hanno difese immunitarie basse e nella maggior parte dei casi non hanno ancora ricevuto il vaccino. Questo fa sì che il tasso di morte sia molto alto.
La malattia virale è molto resistente e le aspettative di vita per un cucciolo colpito non sono alte. Nelle forme più gravi il cane muore nel giro di due, tre giorni.
La cosa migliore è fare il vaccino quanto prima, secondo i dettami del veterinario. Nel caso in cui il cucciolo è stato colpito, il medico specialista sottoscriverà una serie di cure per fargli superare la fase critica, cercando di rinforzare le sue difese immunitarie e nello steso tempo attuando una strategia di prevenzione per limitare ed evitare possibili conseguenze secondarie della malattia.
Come si trasmette il virus
Oltre ad essere una patologia molto grave ha una trasmissione del contagio facile. Solitamente il virus si trova nelle feci del cane portatore. Si trasmette al cane attraverso il contatto o l’assunzione delle feci infette.
Quindi quando portiamo il nostro amico a quattro zampe al parco, all’aperto o durante un’uscita venatoria, dobbiamo stare molto attenti perché può sopravvivere per mesi, anche ai comuni disinfettanti che abbiamo in casa.
Sintomi della parvovirosi canina
Il virus ha un periodo di incubazione medio lungo, questa va dai 3 ai 7 giorni. Di solito le parti del corpo che cedono prima al virus sono i linfonodi della gola, successivamente si sposta al midollo spinale e infine all’intestino. Una volta attaccato avviene la distruzione dei villi e microvilli responsabili dell’assorbimento del cibo.
Quando si è infetti si manifestano i primi sintomi. Tra i più diffusi c’è il vomito, seguito dalla diarrea emorragica, inappetenza, depressione, febbre alta e di conseguenza la disidratazione. Proprio questo sintomo è il più pericoloso di tutti e porta spesso i cuccioli alla morte.
Come curare la parvoriosi
Come detto in precedenza la patologia è molto resistente e la prima cosa da fare quando vediamo i sintomi sopra elencati è quella di consultare il veterinario di fiducia.
Il medico provvederà a dare la giusta cura. Infatti, con i nuovi studi e progressi in questo campo solo il 20% degli animali infetti sviluppa la malattia.
La prevenzione con i vaccini permette ai cani di affrontare al meglio una malattia altamente debilitante.
Anche se per curare la patologia sono fondamentali le cure del veterinario, i sintomi possono essere tenuti sotto controllo con rimedi naturali.
Il loro utilizzo è un aiuto in più per sostenere gli organi e rafforzare il suo sistema immunitario.
Vediamo quali utilizzare.
Echinacea
L’Echinacea è un antibiotico naturale ed ha la capacità di stimolare il sistema immunitario.
Chiodi di garofano
I Chiodi di garofano sono utilizzati per ridurre la nausea, il vomito e la diarrea. Ricchi di antiossidanti, hanno al loro interno l’eugenolo noto per le sue funzioni antivirali.
Astragalo
L’Astragalo ha le sue origini nella tradizione cinese e serve per supportare il sistema immunitario. In base agli studi clinici può essere utilizzato per curare la miocardite virale, una delle cause dalla Parvovirosi.
Radice di tarassaco
Usato soprattutto per le sue proprietà disintossicanti. In antichità veniva impiegato anche per curare la diarrea e svolge un’azione antinfiammatoria e antidolorifica.
Radice di Bardana
Utilizzata per ripulire il sangue, la radice di Bardana è un potente antiossidante e antinfiammatorio. Unita al tarassaco serve al corpo per eliminare le infezioni virali.
Fungo Shiitake
Lo Shiitake è fonte di proteine e uno stimolatore naturale del sistema immunitario. Negli ultimi anni è usato come inibitore delle cellule tumorali e leucemiche.
Acetosa
Utilizzata per il trattamento del cancro dalle tribù dei nativi americani, l’Acetosa è un antivirale impiegata soprattutto per trattare la diarrea e le infezioni virali.
Come affrontare la malattia
La resistenza del cane alla malattia dipende da una serie di fattori. Un ruolo centrale è ricoperto dall’età e dallo stato di salute. Nel caso in cui riesce a sopravvivere alla patologia virale, il segugio in ogni caso è considerato infettivo. Questo stato di allerta dura per circa due mesi. Quindi se avete dei più cani e solo uno di loro ha contato la malattia, per tenere al sicuro gli altri è importante prendere delle precauzioni.
Oltre a tenere i cani infetti isolati dagli altri, bisogna assumere delle norme igieniche. La prima cosa da fare è disinfettare bene l’ambiente quotidianamente.
Come detto in precedenza è una malattia molto resistente anche ai comuni detergenti che usiamo in casa, quindi quello più efficace è la candeggina. Inoltre, bisogna buttare via tutto ciò che il cane infetto ha toccato, perchè potrebbe aver lasciato dei residui sugli oggetti.
Queste attenzioni devono essere seguite sia quando il cane non è stato vaccinato, sia quando lo è stato. Quest’ultimo potrebbe essere infettato da un ceppo nuovo per il quale il vaccino non è stato ancora sperimentato o trovato.