Una nuova classificazione
Polemiche in consiglio regionale sulla sospensione, decisa dalla giunta, dell’efficacia della classificazione di area contigua del Parco di Portofino per permettere gli abbattimenti di cinghiali anche in questa area. “La sospensione dell’efficacia della classificazione di area contigua del Parco di Portofino – replica il vice presidente con delega ai Parchi Alessandro Piana – con deliberazione della Giunta Regionale 1348/2022 risponde all’esigenza prioritaria di ottemperare agli obiettivi di riduzione della popolazione di cinghiali fissati dal Piano nazionale di sorveglianza per la peste suina africana (Psa) e dal Priu (Piano regionale di interventi urgenti per la gestione, il controllo e l’eradicazione della peste suina africana nei suini da allevamento e nella specie cinghiale). Non si può con una mano lamentarsi della presenza di ungulati e con l’altra non consentire il prelievo venatorio del cinghiale dove è richiesto. E non si tratta di un regalo ai cacciatori, come dichiarato nella nota del consigliere Ugolini, che peraltro sin dalle fasi embrionali della Psa si sono resi disponibili tra i volontari per il monitoraggio”.
Alta concentrazione di cinghiali
“Questo areale – prosegue Piana -, sito nella zona soggetta a restrizioni I (Area di sorveglianza), è caratterizzato da una rilevante concentrazione di cinghiali che si spingono sino alle limitrofe aree urbane, tanto da ricevere richieste quotidiane, da sindaci, cittadini, forze di polizia e associazioni di categoria, di interventi di controllo a tutela della pubblica incolumità e delle attività agrosilvopastorali. Nelle aree contigue ai Parchi, ricordo che l’attività venatoria è consentita in tutte le forme e su qualunque specie cacciabile, ai soli cacciatori residenti nei Comuni in cui il territorio è interessato (Camogli, Portofino, e Santa Margherita Ligure). Una limitazione che renderebbe irrisorio il prelievo per il progressivo calo del numero di cacciatori e per le braccate e girate ridotte all’interno dell’area contigua oltre alle complicazioni della Psa”.
Interventi da realizzare
“Le locali squadre – continua Piana -, ormai composte in buona parte da cacciatori non residenti nei Comuni del Parco e delle aree contigue, si vedevano costrette a operare solo in territori esterni alle aree contigue senza garantire appieno la continuità e la massima efficacia degli interventi. In più, questo areale non rappresenta un particolare pregio faunistico e non riveste un significativo interesse venatorio (non vi è presenza di lepre, nessuna unità di gestione per la caccia di selezione del capriolo o del daino, non vi vengono fatte immissioni di fauna stanziale come starne, fagiani o pernici rosse)”.