Dott. Antonino Morabito: “La collaborazione rimane sempre la strada migliore”
In tempi come quelli odierni, in cui le polemiche prevalgono riempiendo intere pagine di quotidiani a vantaggio solo di pochi politicanti, per fortuna ci sono esempi concreti che vanno in direzione opposta e, indirettamente, richiamano tutti a superare gli steccati ideologici. Nel solco del lavoro portato avanti in questi anni dall’”Osservatorio nazionale per la Gestione Faunistica”, strumento promosso insieme da Legambiente e Arcicaccia, a cui hanno aderito la Confederazione Italiana Agricoltori e la Federparchi, l’Ente Parco Nazionale dell’Aspromonte ha avviato il “Progetto per la reintroduzione del capriolo (Capreolus capreolus, Linneo 1758)”, specie presente in epoca storica ed estinto per opera dell’uomo tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo.
Tra le finalità principali del progetto del Parco vi era quella di arricchire la biocenosi attualmente presente in Aspromonte e, sin da subito, l’ambizione di realizzare un progetto che vedesse impegnati insieme cacciatori e ambientalisti, ente parco, province e ambiti territoriali di caccia. Una sfida avviata consapevolmente per contribuire a rinsaldare quella coesione sociale e quella collaborazione tra amministrazioni entrambe propedeutiche, anche nella gestione faunistica, per raggiungere obiettivi condivisi, concreti e durevoli.
L’obiettivo di conservazione.
La reintroduzione del capriolo nel Parco Nazionale dell’Aspromonte è stata valutata nell’ambito della più vasta strategia di conservazione della specie a livello nazionale e per l’opportunità specifica offerta al “capriolo italico” (Capreolus capreolus italicus, Festa 1925), visto il valore ad esso attribuito dalla Comunità scientifica internazionale, in quanto le popolazioni locali di capriolo della Spagna meridionale e dell’Italia centrale e meridionale sono considerate chiaramente distinte dalle altre forme europee.
Numerosi lavori scientifici parlano, infatti, del capriolo italico come entità relitta di popolazioni di capriolo che occupavano il territorio italiano prima della sua pressoché totale estinzione, ad esclusione di tre nuclei storici rimasti nell’Orsomarso (Cosenza, Regione Calabria), in Gargano (Foggia, Regione Puglia) e nella Tenuta Presidenziale di Castelporziano (Roma, Regione Lazio).
Il ritorno del capriolo in Aspromonte da l’opportunità di reinserimento di una specie preda selvatica, dato che nel Parco vive una popolazione di lupo (Canis lupus, Linneo 1758), la cui conservazione è importante sia in ambito nazionale che internazionale. Diversi studi hanno mostrato la correlazione tra disponibilità di prede selvatiche e loro comparsa della dieta del lupo, suggerendo una crescente tendenza nel lupo a predare i selvatici anche in presenza di domestici, con l’indiretto vantaggio di ridurre i conflitti con le attività zootecniche.
A questo va aggiunto che il capriolo è anche specie di interesse venatorio e avviarne la ricostituzione di una popolazione vitale in Aspromonte offre non solo importanti obiettivi di conservazione nell’area parco, ma anche concrete potenzialità di collaborazione e corretta gestione faunistico venatoria nei vicini ambiti territoriali di caccia.
Continuità nell’azione dell’Ente Parco, solidità scientifica dei dati, correttezza tecnica degli interventi, informazione, coinvolgimento e partecipazione: gli assi del successo.
Il Parco ha messo da subito in conto di dover dedicare il proprio impegno per molti anni per giungere al pieno successo del progetto e, ritenendo limitante la pratica dell’autosufficienza, ha scelto di avvalersi della consulenza tecnico-scientifica di un gruppo di riconosciuta esperienza, la Dream Italia. Il Parco ha quindi commissionato dapprima lo studio di fattibilità, che ha impegnato i tecnici per oltre due anni, poi sottoposto a valutazione e convalida da parte dei tecnici dell’ex INFS (oggi ISPRA), e sulla risultanza di quei dati e di quelle valutazioni ha dato avvio al progetto di reintroduzione.
Contestualmente allo studio di fattibilità, il Parco ha ritenuto prioritario, per la riuscita del progetto, mettere in atto diverse azioni di carattere divulgativo e di coinvolgimento. Ha promosso e realizzato corsi di formazione rivolti ai cacciatori residenti nei 37 Comuni del parco e al personale degli Enti coinvolti (personale tecnico dell’Ente Parco, Corpo Forestale dello Stato, Polizia provinciale, personale della Provincia e degli Ambiti Territoriali di Caccia) sulla biologia e la gestione delle specie cinghiale e capriolo e ha realizzato numerose serate divulgative in diverse aree del Parco rivolte ai cittadini e alle associazioni.
Sulla base degli studi più recenti che indicano la porzione meridionale della Toscana come l’areale con le popolazioni più vitali di capriolo italico, sono state attivate le convenzioni con le Province di Grosseto e di Siena ed i rispettivi Ambiti Territoriali di Caccia, al fine di poter ottenere gli esemplari fondatori che il progetto prevede di immettere in Aspromonte, complessivamente compresi tra i 60 e i 90 individui.
Le fasi di cattura e rilascio dei caprioli, marcati individualmente e con un 50% degli esemplari munito anche di radiocollari satellitari al fine di seguire al meglio l’andamento della reintroduzione, sono avvenute grazie alla fattiva collaborazione e partecipazione di cacciatori toscani e calabresi.
Il Parco ha organizzato nelle sessioni di cattura previste in Toscana, la partecipazione dei cacciatori calabresi per consentire loro di vivere tutte le fasi del progetto e tra le azioni ancora da realizzare ha previsto alcuni seminari in Calabria e in Toscana da realizzare insieme agli ATC e alle Amministrazioni provinciali coinvolte, così come l’ospitalità in Aspromonte dei cacciatori toscani che hanno partecipato alle fasi di cattura per far loro conoscere i luoghi in cui sono stati immessi i caprioli e l’andamento del progetto a cui stanno fattivamente contribuendo.
Il capriolo italico sta tornando a vivere tra i pascoli, le faggete e le abetine dell’Aspromonte grazie non solo al Parco ma anche e soprattutto alla fattiva e sincera collaborazione di molti Enti e di tanti cacciatori e ambientalisti. E il 2010, anno dedicato dalle Nazioni Unite alla difesa della biodiversità, ci sollecita ad abbandonare ogni egoismo e a lavorare convintamene insieme per i nostri beni comuni.
Antonino Morabito
Amministratore dell’Ente Parco Nazionale dell’Aspromonte