In cinque anni il Piano di controllo del cinghiale nel Parco dei Gessi Bolognesi e calanchi dell’Abbadessa ha portato all’abbattimento di 2.587 capi, “con un costante aumento dei prelievi di anno in anno, ma soprattutto con una sempre maggiore attenzione al prelievo delle classi giovanili e delle femmine, soprattutto nei periodi di maggiore sensibilità delle coltivazioni”. Lo rivendica il presidente delle comunità del Parco dei Gessi e Calanchi dell’abbadessa, Gabriele Minghetti, dicendo però che si sarebbe potuto fare e ottenere ben di più.
Perché, “ad esempio, se in tutte le aree esterne al Parco dei Gessi Bolognesi si fosse messa in atto la stessa pressione di prelievo esercitata nell’area protetta, sarebbero stati abbattuti 6.350 capi in più, a tutto vantaggio del raggiungimento dell’obiettivo da tutti condiviso”, segnala Minghetti. Come dire, bene ma non benissimo. Tuttavia Minghetti guarda il bicchiere mezzo pieno: “Molti di più sono risultati gli aspetti positivi di questa esperienza in comune; si tratta ora di fare tesoro di quanto appreso. Si tratta di prendere atto del fatto che se lo si vuole davvero, il problema può essere affrontato e risolto in tempi contenuti, attraverso il lavoro convinto e condiviso di tutti i soggetti coinvolti”.
Peraltro, avvisa, Minghetti, “la crescente presenza di cinghiali in aree molto prossime alla città di Bologna quali i suoi colli ed il Comune di Casalecchio, sebbene lontane da aree protette, rendono ancora più evidente l’importanza di lavorare assieme”. Intanto, con l’avvio del nuovo piano quinquennale anti-cinghiale da parte del Parco dei Gessi, Minghetti segnala che nei cinque anni appena conclusi, alla riduzione dei cinghiali si è accompagnato un calo dei danni da oltre 60mila euro del 2012 ai circa 9.000 euro del 2019.
Quanto fatto dal Parco dei Gessi contro la proliferazione dei cinghiali “ha portato, per la prima volta dopo diversi anni, ad una possibile inversione di tendenza, invero già colta nel 2018: un lieve aumento degli abbattimenti nonostante il potenziamento degli sforzi di controllo porta a ritenere ragionevolmente che la popolazione del cinghiale nel territorio del Parco sia in diminuzione, a tutto vantaggio del mondo agricolo, della sicurezza delle strade e della straordinaria biodiversità che caratterizza il territorio protetto”.
E l’Ispra “ha certificato la qualità del lavoro fatto nei cinque anni precedenti e la strategia di quello appena avviato”. E dunque ora, assicura Minghetti, “proseguiremo con convinzione il lavoro fatto, perseguendo un’ulteriore riduzione del cinghiale, in sintonia con il Piano faunistico venatorio regionale”. Minghetti si dice anche certo di trovare “alleati, ancora una volta, i tanti coadiuvanti appartenenti ad un mondo venatorio evoluto, gli agricoltori che ci hanno sino a ieri affiancato e quel mondo ambientalista che ha colto l’importanza di riportare la presenza del cinghiale in equilibrio con le altre specie animali e vegetali”.