Purtroppo, come ogni volta che un piede di cacciatore osa entrare in un territorio protetto, subito è partita la levata di scudi del mondo animalista, per cui evidentemente i pareri dell’ISPRA vanno ascoltati solo quando servono a togliere qualcos’altro al mondo venatorio. Abbiamo assistito con incredulità alle esternazioni a mezzo stampa che si sono susseguite in questi giorni, e che descrivono il padule come un teatro di guerra in cui è bene non avventurarsi vista la presenza dei “cacciatori cattivi”. Quindi è bene mettere dei punti fermi:
– si ricorda, a chi lo avesse dimenticato, che i contenimenti vengono fatti in base ad un rigido protocollo approvato dall’ISPRA.
che le operazioni si svolgono sotto il coordinamento della Polizia Provinciale e con la supervisione delle Guardie Volontarie, quindi rispettando tutte le leggi e le norme di sicurezza.
– che i cacciatori che partecipano, non solo hanno seguito specifici corsi di formazione pagati di tasca loro, ma prestano la loro opera in modo gratutito, senza ricevere niente in cambio, utilizzando le loro attrezzature senza nessun rimborso, solo per amore del loro territorio e della gestione faunistica.
– che i danni provocati dalla fauna, quando non si riesce a evitarli o a prevenirli, vengono rimborsati attingendo alle quote di iscrizione pagate dai cacciatori agli ATC, senza gravare di un euro sulle tasche dei cittadini.
che il disturbo creato dalla presenza di una decina di persone nell’area protetta è nullo rispetto a quello prodotto dai cinghiali.
Pertanto, noi non possiamo che stare dalla parte di chi, volontari e corpo di polizia, sfida il caldo e le zanzare, per cercare di dare una mano agli agricoltori, che in tutta questa atmosfera di ingiustificato allarme ambientale sono forse gli unici a rimetterci davvero.