E’ passata da pochi giorni l’apertura generale della caccia, e anche se è prematuro fare dei bilanci, i risultati sulla consistenza e sul prelievo della selvaggina stanziale non appaiono certamente confortanti in molte realtà della Toscana. Per arginare il problema si ripropongono costantemente ricette ormai ampiamente sperimentate, con esiti negativi (pronta – caccia, immissioni forzate di fauna d’allevamento etc.). In pochi si interrogano invece, sui profondi cambiamenti o stravolgimenti che hanno trasformato in pochi anni il territorio, il paesaggio agrario e di conseguenza la consistenza della fauna selvatica.
Cambiamenti profondi sulle pratiche agronomiche, sulle essenze e varietà coltivate, sui ritmi e metodi di lavorazione e di sfruttamento del suolo e delle risorse idriche. Occorrerebbe anche riflettere su come gli incentivi e le destinazioni di risorse economiche in agricoltura abbiano contribuito spesso a condizionare la presenza e lo squilibrio tra popolazioni di fauna selvatica. In merito a tutto ciò si presenta come un appuntamento di estrema importanza per la caccia e la gestione faunistica ed ambientale la imminente riforma della Politica Agricola Comunitaria (PAC) per il ciclo 2021-2027. E’ proprio in questi giorni che si stanno discutendo ed approfondendo le nuove regole per il funzionamento delle politiche di settore che entreranno in vigore dopo il 2020. A inizio luglio, il Parlamento Europeo ha sancito la decisione, per certi aspetti inedita, di attribuire le responsabilità della materia alla Commissione Ambiente in condivisione con la Commissione Agricoltura. Le novità sembrano essere quelle di voler rafforzare maggiormente gli aspetti ambientali della riforma della nuova PAC. Da Bruxelles arriva un segnale preciso agli Stati Membri, che avranno maggiori competenze applicative rispetto al passato, affinchè si rafforzino le misure incentrate alla sostenibilità delle pratiche agricole, alla lotta al cambiamento climatico, ed alla tutela della biodiversità. Non vi è dubbio che questo spostamento di asse strategico sulla nuova PAC potrebbe generare nuove misure e finanziamenti europei estremamente favorevoliper la tutela della biodiversità e dell’ecosistema; questi potrebbero produrre enormi vantaggi per la conservazione e lo sviluppo della fauna selvatica con particolare riferimento alla fauna stanziale(galliformi e lagomorfi) ed all’avifauna. I governi nazionali avranno maggiore peso per l’applicazione dellenuove diposizioni della PAC, e pertanto pare opportuno che alla molteplicità delle voci che avanzanoproposte in materia, in primis agricoltori, ma anche organizzazioni ambientali, si unisca la voce dell’ interomondo venatorio in sede nazionale. In particolare avrebbe grande rilevanza ambientale e faunistica incentivare gli agricoltori richiedenti la PAC, abbinati a superfici a seminativo:
Gestione attiva del cotico erboso, per evitare il diffuso abbandono dei seminativi marginali in atto in Italia, con almeno un intervento di sfalcio/trinciatura successivamente al 31 luglio (termine della riproduzione della maggior parte della fauna stanziale e migratoria);
Incentivo per i seminativi destinati a colture per la fauna (senza uso di input chimici);
Mantenimento, delle stoppie delle colture graminacee per almeno 6 mesi dopo il raccolto;
Rafforzamento delle misure di tutela degli elementi del paesaggio utili per la diversità ambientale.
Per i titoli abbinati aglioliveti: divieto di abbandono ed obbligo di minime lavorazioni annuali. Per i titoli abbinati ai prati – pascoli ed ai pascoli e per le indennità compensative per le aree a svantaggi naturali e per le zone montane: obbligo di sfalcio/trinciatura annuale della vegetazione infestante che invade tali superfici, obbligo delrecupero delle superfici prative invase da vegetazione arbustiva(situazione diffusa nei principali Parchi Nazionali dell’Appennino centro meridionale), comeelemento di tutela della Coturnice (Alectoris graeca), della Starna (Perdix perdix) e della Lepre italica (Lepus corsicanus) ed in attuazione dei rispettivi piani di azione nazionale elaborati da ISPRA. Incentivare la regimazione superficiale delle acque ed il mantenimento di sorgenti e fontanili, nonché della viabilità e sentieristica minore di servizio all’agricoltura e alle foreste. Tutela ed incentivo al pascolo bovino in montagna (alpeggio, monticazione, transumanza).
Queste ed altre indicazioni operative che potremmo individuare organicamente, senza costi aggiuntivi per lo stato e le regioni, avrebbero un effetto positivo sulla fauna (uccelli e mammiferi), ma anche su rettili ed anfibi,in un contesto di valorizzazione e gestione fruibile dell’ambiente.I cacciatori e l’intero mondo venatorio non possono pertanto esimersi da questa discussione. Per generare una inversione di tendenza sulla presenza di fauna nel territorio e ricreare le condizioni ambientali favorevoli ad essa, occorre diventare attori principali di una discussione fatta di contenuti e di risorse perl’agricoltura ed il territorio strategica per il futuro. Anziché assistere, come spesso accade, ad inutili quanto distruttive polemiche di sopravvivenza interna al mondo venatorio, occorre urgentemente fare un salto di qualità; mettere da subito a lavoro le migliori energie e competenze per elaborare uno specifico progetto per una nuova dimensione della gestione faunistica che potrebbe rappresentare sotto il profilo più squisitamente politico e di contenuto, il nuovo patto tra mondo venatorio, agricolo ed ambientalista. La Confederazione Cacciatori Toscani ritiene pertanto necessario ed urgente dare vita ad un tavolo Nazionale sulla PAC e di un apposito gruppo di lavoro per elaborare le necessarie linee progettuali condivise da presentare nelle opportune sedi istituzionali sia Nazionali che Europee, sensibilizzando e coinvolgendo anche la FACE (European Federation for Hunting and Conservation).